Chi era Novello Novelli, raccontato dalla moglie Silvana

Di Novello Novelli si è scritto molto in occasione della sua recente scomparsa, la sua vita professionale è stata ripercorsa passo passo dagli anni in cui incominciò a frequentare l'ambiente dello spettacolo come impresario con Mario e Pippo Santonastaso, fino ai film di successo che lo hanno portato alla ribalta come caratterista del cinema comico degli anni '80 al fianco di Ornella Muti, Renato Pozzetto, Athina Cenci, Alessandro Haber, Massimo Ceccherini

 NOVELLO NOVELLI
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Dopo aver recitato in "carrozzina" in un film di Alessandro Benvenuti, recitasti "il morto" in un film di Francesco Nuti, poi il " cieco" in un film di Cinzia Torrini mi chiedesti : "Oh nì al prossimo icché mi faranno fare?"

Comincia così il messaggio affettuoso per Novello Novelli, fatto recapitare alla moglie Silvana, da un regista con cui aveva lavorato e che gli è rimasto amico fino alla fine. Un messaggio che in poche parole ne traccia un profilo ironico che ci riporta automaticamente a qualche scena irresistibile dei suoi innumerevoli film.

Di Novello Novelli si è scritto molto in occasione della sua recente scomparsa, la sua vita professionale è stata ripercorsa passo passo dagli anni in cui incominciò a frequentare l'ambiente dello spettacolo come impresario con Mario e Pippo Santonastaso, fino ai film di successo che lo hanno portato alla ribalta come caratterista del cinema comico degli anni '80 al fianco di Ornella Muti, Renato Pozzetto, Athina Cenci, Alessandro Haber, Massimo Ceccherini.

Ma chi era veramente Novello, "poggibonsese DOC" che ha attraversato l'Italia in lungo e in largo per tornare, appena gli impegni glielo consentivano, in Via Pisana a Poggibonsi, dove Silvana lo aspettava insieme alla piccola Grazia? E' proprio Silvana che ci racconta la sua vita insieme ad un marito fuori dagli schemi ordinari. E' mancato da pochi giorni Novello, ma in casa non si respira l'aria pesante di un lutto recente, c'è la serenità di chi ha tanto amato e ha tanto ricevuto in cambio.

Silvana, chi era Novello Novelli? Da dove è cominciato il suo percorso artistico?

«Quando l'ho conosciuto, circa sessantasei anni fa, era un giovane geometra che lavorava nello studio tecnico del padre dove io curavo l'amministrazione. Ha lavorato anche per il Cantiere Fanfani, occupandosi, tra l'altro, del rifacimento della strada che dalla Fonte delle Fate porta a San Lucchese. Fino ad allora c'era soltanto la vecchia strada interna al paese. Già a quel tempo però la passione per lo spettacolo era evidente, tanto che lo invitavano anche gli studenti a presentare spettacoli di vario genere. Negli anni '50 nacque il complesso Iana che molti poggibonsesi ricorderanno, e Novello faceva da accompagnatore ufficiale, da tecnico, da impresario. Memorabile è rimasta l'esibizione presso l'Accademia Navale di Livorno dove i componenti del gruppo avevano qualche timore ad esibirsi, ma con Novello la serata fu un successo di cui si parlò a lungo in paese».

Praticamente stava già muovendo i primi passi nel mondo dell'intrattenimento?

«Sì, ma lo faceva ancora come secondo lavoro perché la sua attività principale si svolgeva all'interno della Smalteria Toscana dove da impiegato diventò in breve tempo dirigente. Nel frattempo decidemmo di sposarci e nel 1960 fu celebrato il nostro matrimonio. Dovemmo aspettare gli anni '70 per i primi contatti importanti nel mondo dello spettacolo, quando un'agenzia teatrale di Bologna gli propose una collaborazione e poi, a ruota, un'altra agenzia di Milano che addirittura voleva affidargli un ruolo di responsabilità, a patto che si trasferisse in quella città. Ma Novello amava troppo Poggibonsi e non accettò l'invito. Furono gli anni in cui conobbe Franca Valeri, Cochi e Renato, la Mazzamauro, ma fu con Mario e Pippo Santonastaso che cominciò la sua carriera artistica, in maniera del tutto casuale. Fu coinvolto inaspettatamente in una gag comica, prendendo spunto dalla sua fisionomia, e le sue borse sotto gli occhi diventarono improvvisamente "valigie", la sua ironia innata e la padronanza della scena fecero il resto. Da quel momento Novello diventò parte dello spettacolo e da qui cominciò la sua carriera. L'incontro con i Giancattivi, e con Alessandro Benvenuti in particolare, dette una svolta decisiva alla sua vita, che lo introdusse nel mondo del cinema. Da questo momento iniziò una carriera artistica che lo ha visto accanto ad artisti come Francesco Nuti e Massimo Ceccherini, che lo hanno coinvolto spesso nelle parti a lui più congeniali, quelle del babbo o del nonno, in cui le sue battute irresistibili sono diventate un simpatico ritornello. Ma anche il regista Monicelli lo volle nel suo film Cari fottutissimi amici».

Come si conciliava il ruolo di marito e di padre con il nuovo lavoro? 

«Quando ha cominciato la serie dei film che lo hanno portato a Cinecittà, naturalmente mancava spesso da casa, per tornare appena le riprese fossero finite, ma in alcune occasioni, come nel caso di Casablanca Casablanca, io e mia figlia lo abbiamo seguito in Marocco e, fra una ripresa e l'altra, abbiamo fatto le turiste insieme a lui. Lo stesso è accaduto in Tunisia per la fiction Non ho l'età di Mediaset con Marco Columbro, Enzo Cannavale, Enzo Garinei e Raffaele Pisu, in cui lo avevano soprannominato "Memory", lo smemorato, perché dimenticava sempre le battute. E' stato bello condividere la sua vita, conoscere personaggi famosi che mi hanno sempre trattata con gentilezza e umiltà perché lui era altrettanto umile e tutti gli volevano bene. Tutto contribuiva a creare un clima di amicizia che poi con molti di loro è continuata andando oltre il rapporto lavorativo. In occasione di uno degli ultimi film, a cui ha partecipato non molti anni fa, è arrivata una troupe a Poggibonsi e alcune scene sono state girate nella nostra terrazza. I vicini di casa incuriositi erano tutti affacciati per seguire l'insolito spettacolo. Via Pisana era diventata all'improvviso un set cinematografico».

Mentre io e Silvana chiacchieriamo, arriva la figlia Grazia, che oggi è una donna. Le chiedo di raccontarmi come ha vissuto, da figlia, un padre che lavorava gomito a gomito con attori famosi. E' schiva Grazia, probabilmente ancora turbata dai recenti eventi, e mi conferma la sua natura riservata raccontando che non era solita confidare agli amici chi aveva conosciuto, con chi aveva cenato la sera precedente, le sarebbe sembrato di darsi delle arie. Teneva per sé quelle esperienze condivise con il padre, come ne custodisce oggi il ricordo, parlandone con la voce bassa di chi non vuole dare troppo peso alla carriera, ma al rapporto affettivo.

Sono gli occhi a parlare più delle parole, occhi e volto che lo ricordano da vicino. «Però tu sei più bella» le dico. E la mamma orgogliosa: «Sì, lei è più bella». Novello, dal corridoio dove è esposto un suo bel ritratto, sorride approvando con soddisfazione. Silvana mi racconta confidenzialmente che il loro dialogo non si è mai interrotto, e ogni sera passando dal corridoio si scambiano un saluto con un "buonanotte amore".

Questo era Novellantonio Novelli, che tutti per semplicità chiamavano Novello. Un uomo che appariva burbero ai più distratti, ma nascondeva una grande generosità, che ha dimostrato negli anni facendo parte a Firenze dell'Associazione benefica Giglio Amico, di cui era socio onorario, oppure creando la squadra dei Maledetti Toscani per incontri sportivi ed eventi destinati alla beneficenza, coinvolgendo anche i piloti di Formula 1.

Mi accomiato commossa dopo che Silvana ha voluto mostrarmi una scatola contenente un cuore di metallo diviso a metà, che ricorda quelli che si regalano i fidanzati per San Valentino. Una delle due parti sembra brunita, come se fosse stata recuperata fra la cenere del caminetto, l'altra ancora lucida, intatta. «Questa sarà la mia - dice Silvana - quando sarà il mio momento e anche io farò lo stesso viaggio, quello che avevamo già deciso insieme».

Antonella Lomonaco         

Pubblicato il 9 febbraio 2018

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