Con “La Marcia in Armi” la Battaglia di Montaperti rivive tra Mensano e Verniano

Tra aprile e maggio del 1260, il potente e vittorioso esercito fiorentino intraprese una campagna militare in territorio senese. Il grosso esercito, formato dalla milizia e dalla fanteria di tutti i sesti cittadini e del contado, e affiancata dai contingenti delle città alleate, era stato approntato per portare aiuti al Castello di Montemassi (in Maremma) sotto assedio da parte dei senesi, difeso dal Conte Aldobrandino di Pitigliano e da una guarnigione di “sergenti” fiorentini

 
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Si è tenuta lo scorso fine settimana la terza edizione de "La Marcia in Armi", l'evento di ricostruzione storica realizzato dal Gonfalone del Bufalo, progetto che fa parte di ARES (Archeologia, Re-enactment e Storia), associazione culturale senza fini di lucro, che si pone lo scopo di valorizzare la Storia del nostro Paese.

Nel 1260, anno di riferimento, l'esercito fiorentino era suddiviso in sei sestieri corrispondenti ad altrettante "regioni cittadine", i sentieri erano divisi a loro volta in vessilli che corrispondevano alle parrocchie cittadine, i fanti del Comune venivano reclutati su questa base territoriale, divisi in venticinquine e inquadrati nell'esercito.

Il Gonfalone del Bufalo è composto da un gruppo di ricercatori e appassionati di storia militare che, basandosi su documenti storici, archeologici e iconografici ricostruisce i vari aspetti della vita civile e militare, gli abiti, le armi, le tecniche e le tattiche di combattimento degli uomini che ottocento anni fa combatterono sotto lo sventolare dei vessilli comunali.

Il fatto storico

Tra aprile e maggio del 1260, il potente e vittorioso esercito fiorentino intraprese una campagna militare in territorio senese. Il grosso esercito, formato dalla milizia e dalla fanteria di tutti i sesti cittadini e del contado, e affiancata dai contingenti delle città alleate, era stato approntato per portare aiuti al Castello di Montemassi (in Maremma) sotto assedio da parte dei senesi, difeso dal Conte Aldobrandino di Pitigliano e da una guarnigione di “sergenti” fiorentini. L’imponente mole di uomini e animali (alcune moderne stime parlano di 15.000 individui solo da Firenze e il suo contado) “prese la mossa” il giorno 19 aprile da Firenze con l’intento, non solo di aiutare il castello alleato, ma di dare una dimostrazione di forza alla città rivale. Appena giunti entro i confini del comitato senese, e conquistati i castelli di Casole d’Elsa e Mensano, il comando fiorentino decise di abbandonare l’obiettivo iniziale (il Conte Aldobrandino e i sergenti fiorentini, a quanto pare, se la stavano cavando benissimo) per puntare direttamente su Siena.

L’accampamento di Verniano

Tolto il campo da Mensano, puntarono quindi su Verniano, dove si accamparono nei giorni del 6 e 7 maggio, poi Abbadia a Isola, nei pressi di Monteriggioni e presero così la via che porta alle mura settentrionali di Siena. Proprio alle porte della “città della balzana”, nei pressi di Santa Petronilla (attuale Antiporto di Camollia), i fiorentini si schierarono con l’intento di sbeffeggiare i senesi e, magari, invitarli ad uscire.
Si narra che un contingente di alcune centinaia di cavalieri tedeschi (teotonichos), inviati da Re Manfredi a rinforzare la milizia senese, condusse una sortita che portò al fatto d’arme oggi conosciuto con il nome di “Battaglia di Santa Petronilla” combattuta il giorno 17 di maggio del 1260. Come molti aspetti di questa vicenda, anche questo scontro è avvolto dalle nebbie del mito e della tradizione eroica. L’esito, in realtà, è incerto. fatto sta che i fiorentini tornarono a casa vittoriosi e contenti di aver catturato prigionieri tedeschi e, addirittura, un vessillo imperiale (almeno così vuole la tradizione). I senesi, per conto loro, si dichiararono vincitori per aver rotto l’assedio. Questa campagna militare precedette di pochi mesi la ben più famosa spedizione fiorentina in soccorso di Montalcino, che si concluse disastrosamente con la Battaglia di Montaperti.

La Marcia in Armi

L'idea di questo evento nasce dal desiderio di provare almeno in parte la marcia di un gruppo di fanti del contingente fiorentino lungo le strade di questa parte di Toscana. I rievocatori che si cimentano in quest'impresa sono equipaggiati secondo le normative vigenti all'epoca e osservano le leggi e le regole, in marcia e in accampamento, prescritti dal Podestà Iacopino Rangoni (e illustrate negli Ordinamenti dell'Esercito Fiorentino conservati nel Libro di Montaperti). L'evento si compone di un primo giorno di marcia, durante il quale la colonna di fanti, comandati da un destringitore e seguita da magistri e guastatori, percorre la tratta da Mensano a Verniano, seguendo per quanto possibile la tratta originariamente percorsa dall'esercito nel 1260. Raggiunto Mensano, il piccolo contingente monta il campo, si rifocilla e si accampa. Durante il secondo giorno, simulando quanto avvenuto nel Maggio 1260, l'esercito staziona a Verniano, portando avanti attività ricostruttive e documentate entro i confini del campo e nelle immediate vicinanze.

In definitiva, i rievocatori simulano di essere parte della gigantesca macchina logistico/militare dell'esercito fiorentino, mettendosi alla prova psicologicamente e fisicamente, testando li equipaggiamenti ricostruiti e ricreando un'atmosfera il più veritiera possibile.

Le foto sono di Stefano Moschini

Pubblicato il 2 maggio 2017

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