Continua il viaggio nelle biblioteche della Val d’Elsa. Seconda tappa a Poggibonsi

La biblioteca di Poggibonsi è stata inaugurata insieme all’intero palazzo Accabì nel 26 ottobre del 2013. Offre tanti servizi. Quello di consultazione, con la possibilità di studiare al suo interno, è un servizio che tutte le biblioteche garantiscono, ma quello che fa la differenza è la qualità. «È molto importante il clima che c’è nel luogo dove studi e dove incontri altre persone – spiega Manuela -. Questo è stato il primo investimento che abbiamo voluto fare. Penso che star bene in un posto lo renda ancora più accogliente e inviti altre persone a farne parte»

 
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Continua il nostro viaggio all’interno delle biblioteche della Val d’Elsa. Un viaggio ricco di cultura per scoprire le persone, gli archivi, le collezioni e le persone che si nascondono dietro ai servizi che quotidianamente ci vengono offerti. Dopo la prima tappa colligiana, abbiamo fatto quattro chiacchiere con Manuela Morandi, responsabile della Biblioteca Comunale “Gaetano Pieraccini” di Poggibonsi e con le bibliotecarie Alessandra Neri, Elisa Resi, Lucia Santacroce e Anna Semperlotti, tutte disponibilissime.

La biblioteca di Poggibonsi è stata inaugurata insieme all’intero palazzo Accabì nel 26 ottobre del 2013. Offre tanti servizi. Quello di consultazione, con la possibilità di studiare al suo interno, è un servizio che tutte le biblioteche garantiscono, ma quello che fa la differenza è la qualità. «È molto importante il clima che c’è nel luogo dove studi e dove incontri altre persone – spiega Manuela -. Questo è stato il primo investimento che abbiamo voluto fare. Penso che star bene in un posto lo renda ancora più accogliente e inviti altre persone a farne parte».

«Il numero dei posti all’interno è limitato – aggiunge -, però corrisponde pienamente all’esigenza di consentire a chi viene qui di sentirsi accolto e di trovare ambienti gradevoli in cui di conseguenza rimanere. Prestiamo libri e dvd, diamo la possibilità di utilizzare Internet attraverso postazioni fisse oppure con un sistema wi-fi per chi sceglie di lavorare con il proprio computer. Poi abbiamo il prestito interbibliotecario, la possibilità di medialibrary e, ovviamente, di stampare quello che ciascun utente vuole».

Qui sono disponibili al prestito quasi tutti i documenti, il 90%. Si va sia da materiali librari alle riviste e soprattutto ai documenti di studio (sempre se non sono sottoposti a delle restrizioni, riconoscibili dall’utente da un bollino rosso che individua la consultabilità ma non il prestito).

Il patrimonio documentario è composto da circa 50mila libri. «Possiamo contare inoltre su depositi esterni – ci spiega Manuela -, ovvero luoghi operativi che consentono di tenere dei libri o volumi che non vengono messi in prestito tutti i giorni ma che permettono alla biblioteca di avere un polmone di respiro, perché tutto non sarebbe centrato. Quindi possiamo dire che l’80% dei libri è disponibile all’interno della biblioteca, mentre il 20% nei depositi al terzo piano del palazzo bibliotecario e alla vecchia “Casa di Chesino” dove fino al 2013 era collocata la vecchia biblioteca. Inizialmente la vecchia biblioteca era predisposta a due piani, molto bella da un punto di vista affettivo, però poco funzionale per motivi di grandezza. Due stanze sono rimaste a disposizione della biblioteca, mentre le altre sono destinate ad un progetto di startup».

«Gli utenti della nostra biblioteca sono in crescita esponenziale – dice -. Fermandomi al 31 dicembre 2016 sono registrati oltre 26mila, in alcuni momenti dell’anno tocca le 200 presenza al giorno, per non parlare di quando vengono fatti inserti con i bambini accompagnati dai genitori. È una biblioteca molto frequentata la nostra e vissuta e, probabilmente l’aver steso l’orario in maniera continuativa (dalla mattina alle 9.30 fino alla sera alle 19.30) ha facilitato molto anche l’aumento della frequenza, non solo scolastica ma anche per coloro che vengono a trascorrere un piacevole momento dedicato alla lettura, poiché sono presenti piccoli salotti dedicati ad una lettura rapida ma tranquilla».

«Il ruolo del bibliotecario non è statico - risponde Manuela, quando le domandiamo del suo lavoro -. Una volta era associato a una figura quasi di addetto agli archivi, ovvero un detentore di saperi al quale non veniva richiesta purtroppo la capacità di interagire con l’utente in maniera empatica. Io stessa, quando ero giovane, andavo in biblioteca con una preoccupazione in più, perché vedevo il bibliotecario come una figura rigida, una figura che trasmetteva “legge”, imporre le regole, come ad esempio i silenzi. Oggi il bibliotecario è una figura che dà subito un’immagine della biblioteca per come si presenta, deve essere capace di interpretare e trasmettere un senso di accoglienza, di disponibilità, di ascolto, ma allo steso tempo deve essere in grado di far rispettare le regole della civile convivenza. Bisogna trovare un sistema che non sia né rigido né lascivo. Questo modo di educare alla convivenza per me è uno degli obiettivi più importanti del bibliotecario, è un principio fondamentale per aiutare anche gli utenti che vengono a trovare un luogo tranquillo».

«Fino a qualche anno fa il modello anglosassone andava un po’ di moda – conclude -. In realtà le funzioni della biblioteca erano quelle tipiche della catalogazione, messa a disposizione di spazi, la possibilità di prendere i libri direttamente dagli scaffali. Non dico che sono contraria a questo ma lo vedo un po’ superato. C’è la sfida di questi anni delle nuove biblioteche, ed è una sfida che prevede quel qualcosa in più rispetto al passato. Inoltre noi promuoviamo formazione. Facciamo tanti progetti con le scuole. Gli studenti vengono da noi per provare a sviluppare la curiosità, non si può spiegare un mestiere in sei giorni. Ma la curiosità di conoscere la realtà e nello steso tempo di imparare le regole del lavoro, sviluppando il senso di appartenenza che secondo me sono le basi per qualunque lavoro una persona andrà a fare».

Rosaria Orlando

Pubblicato il 16 agosto 2017

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