Dopo l'Erasmus in Germania durante la triennale, Mattia ha deciso di lasciar perdere l'Università italiana e fare un Master a Parigi
I motivi che mi hanno spinto a decidere di continuare la mia carriera universitaria fuori dall'Italia sono parecchi. In primo luogo, credo di essere stato influenzato in questa decisione dall'aver vissuto l'esperienza dell'Erasmus nel 2012 in Germania, un progetto cheincarna perfettamente lo spirito del concetto di comunità europea
I motivi che mi hanno spinto a decidere di continuare la mia carriera universitaria fuori dall'Italia sono parecchi. In primo luogo, credo di essere stato influenzato in questa decisione dall'aver vissuto l'esperienza dell'Erasmus nel 2012 in Germania, un progetto che, sebbene sia stato spesso oggetto di critiche più o meno costruttive, a mio parere incarna perfettamente lo spirito di un concetto come quello di comunità europea: permettere ai giovani studenti universitari del XXI secolo di vivere per un lungo periodo di tempo a contatto con un ambiente universitario diverso da quello italiano e conoscere coetanei provenienti da ogni parte del mondo. La vita fuori dall'Italia può piacere o non piacere, ma credo sia impossibile ignorare il fatto che ormai viviamo in un mondo cosmopolita e internazionale, per questo credo sia opportuno confrontarsi con paesi e culture diverse.
La scelta di frequentare un Master in un'Università inglese è stata dettata dal fatto che rispetto alla nostra laurea magistrale questo corso di studi mi terrà impegnato per un solo anno invece di due e, purtroppo devo aggiungere, da una maggiore offerta di opportunità lavorative alla fine del mio percorso di studi. Nel mio caso devo ammettere di essere stato molto fortunato, in quanto sto frequentando un Master che si svolge a metà tra Inghilterra e Francia. Ho così avuto la possibilità di imparare un'altra lingua e di vivere a Parigi, una delle città più belle e stimolanti del mondo. La grande domanda è se mi sento pronto a vivere per tutta la vita fuori dall'Italia: sinceramente, credo sia ancora presto per dare una risposta definitiva. Il fatto di essere in Europa aiuta, poiché psicologicamente sono rassicurato dal fatto che se per un qualsiasi motivo dovessi avere bisogno di tornare a casa ci sono solo due ore di aereo a separarmi dal mio Paese. Diverso sarebbe probabilmente il discorso qualora in futuro la vita dovesse portarmi in un Paese fuori dal vecchio continente.
Dell'Italia, oltre ovviamente alla famiglia e agli amici di sempre, mi mancano le cose più banali, come il cibo, lo stile di vita e il modo di comportarsi delle persone tra le quali sono cresciuto e in generale un'atmosfera di familiarità che probabilmente sarà impossibile ricreare altrove. D'altra parte, questa esperienza, come in precedenza l'Erasmus, mi ha arricchito molto, dandomi la possibilità di confrontarmi con persone provenienti da ogni parte del mondo, dalle abitudini molto diverse dalle nostre e, ovviamente, di imparare alla perfezione una lingua diversa dall'italiano. A prescindere da dove mi troverò tra dieci anni, sicuramente considero questo anno all'estero un periodo molto importante della mia vita, senza dubbio tra i più positivi e costruttivi.
Mattia Grimaldi
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Pubblicato il 7 luglio 2014