Ecuador: viaggio in Ecuador

Arrivo a Quito, Ecuador. Il viaggio è stato lunghissimo ma alla fine eccomi. La sensazione è quella di ritornare in un luogo famigliare, mi sento subito a mio agio, abituata alla lingua, ai suoni, ai profumi. Dopo una sosta nella capitale, bella di quella bellezza tipica di tutte le capitali e da cui mi viene sempre voglia di scappare, finalmente eccomi di nuovo a respirare l'aria delle Ande

 
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Arrivo a Quito, Ecuador. Il viaggio è stato lunghissimo ma alla fine eccomi. La sensazione è quella di ritornare in un luogo famigliare, mi sento subito a mio agio, abituata alla lingua, ai suoni, ai profumi. Dopo una sosta nella capitale, bella di quella bellezza tipica di tutte le capitali e da cui mi viene sempre voglia di scappare, finalmente eccomi di nuovo a respirare l'aria delle Ande con quell'atmosfera magica, quella malinconia, che solo loro sono capaci di trasmettere.
Viaggio in luoghi persi nel nulla, avvolta nella nebbia, circondata da vulcani che controllano maestosi dall'alto delle loro cime innevate. Il viaggio prosegue, in treno, attraverso paesaggi da favola, bambini che salutano con un'ingenuità disarmante. Sembra di essere protagonista di un documentario; impossibile credere che sia vero quello che sto vivendo, vorrei riuscire a raccontare tutto quello che vedo con le parole, ma già so che sarà impossibile. E'una di quelle cose da assimilare piano piano, perché l'emozione che si prova è talmente forte da farti pensare di stare vivendo un sogno. Qui dopo tanti mesi per la prima volta mi sento di nuovo tranquilla; sono spariti i miei malesseri, la mia irrequietezza. Posso respirare dopo essere stata in apnea. Mi godo questi silenzi e questi spazi immensi. Scendo per fare un giro camminando nei sentieri della riserva. Sono a Vilcabamba. Intorno solo i rumori del fiume, dei grilli. La notte la luce è quella di una candela per non turbare troppo l'oscurità che mi avvolge. Qua è proprio staccare la spina, rigenerarsi, prendere boccate di ossigeno che serviranno poi per la sopravvivenza nel resto dell'anno. Non si può tornare da un viaggio uguali a come eravamo prima di partire. Tutto quello che vivi nel viaggio ti entra dentro e ti cambia in modo dolce, lento ma ti cambia; ti apre il cuore, diventi più ricettivo, più sensibile, forse più attento. Ti ritrovi a commuoverti per un tramonto, per un paesaggio. Non c'è niente che passa senza lasciare una piccola traccia. Può essere un fiore, un viso, un suono, un odore, qualcosa che porterò dentro per sempre. Il viaggio apre tutti i sensi, tutti i canali. Basta esserci, pronti a ricevere quello che ci viene offerto. La voglia di rimanere ferma in questo posto fino alla fine della vacanza è prepotente, ma già sono consapevole che la curiosità di vedere "altro" in qualche modo mi spingerà a muovermi di nuovo. Ed è proprio questa curiosità che mi spinge fino a Coca e da qui dopo un'ora di navigazione eccomi in Amazzonia. La notte mi aspetta per un giro nella laguna; silenzio assoluto, l'incontro con Tapi, il tapiro padrone della laguna. Mille suoni che con la notte si amplificano, sentirsi osservati da mille occhi, occhi rossi dei caimani che mi osservano curiosi, e tutte queste lucciole come se il cielo si specchiasse nell'acqua. Vorrei poter vivere sempre con lo zaino sulle spalle, sempre in movimento, pronta per una nuova destinazione da scoprire.

Pubblicato il 14 settembre 2010

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