Francesco, biologo, racconta dei mesi che ha passato in Olanda, per svolgere un tirocinio e scrivere la tesi
Nel 2013 ho deciso di svolgere il periodo di tirocinio, necessario per preparare la mia tesi di laurea magistrale, all'estero. E' da quando ho iniziato l'Università che ho sempre desiderato poter vivere lontano da casa anche solo per un breve periodo, poter partire da zero in un posto che ancora non conoscevo
Nel 2013 ho deciso di svolgere il periodo di tirocinio, necessario per preparare la mia tesi di laurea magistrale, all'estero. E' da quando ho iniziato l'Università che ho sempre desiderato poter vivere lontano da casa anche solo per un breve periodo, poter sperimentare migliaia di situazioni per me nuove senza la protezione/oppressione dei genitori, poter partire da zero in un posto che ancora non conoscevo. Inoltre, molti dei professori che ho avuto mi avevano caldamente sconsigliato di rimanere, poiché l'Italia offre poche opportunità lavorative per un biologo, soprattutto se messe a confronto con le realtà di altri Paesi.
Quindi, carichi di buoni propositi e di grandi aspettative, io e altre due colleghe siamo andati alla ricerca di un professore che ci potesse inserire come tirocinanti in una struttura al di fuori dell'Italia. Per fortuna non ci è voluto molto prima di ricevere una risposta positiva alla nostra richiesta, infatti la Radboud University di Nijmegen in Olanda, si era resa disponibile per ospitarci. Ci siamo un po' informati tramite internet sulla città e sull'Università, ed abbiamo accettato.
Una volta giunti a Nijmegen ci siamo subito resi conto che Olanda ed Italia sono due mondi completamente diversi: in Olanda l'ordine regna sovrano, ogni cosa è pulita e ordinata a partire dalle strade, dalla stazione del treno fino ad arrivare alla sede universitaria. Cosa non era l'Università! Gigantesca, pulitissima, per non parlare dell'impeccabile organizzazione del personale. La cosa che però saltava subito all'occhio era il grande benessere economico. Solo per fare un esempio, all'ingresso era stato messo un pendolo di Focault alto 5-6 metri con alla base un planisfero di 3-4 metri di diametro. Anche nel laboratorio la situazione non era diversa: strumentazioni che, sia per numero che per qualità, in Italia non ci sogniamo nemmeno di avere. Dopo questo stato di immenso stupore, ho iniziato a farmi delle domande. E più domande mi facevo e più cresceva in me un sentimento di rabbia misto a delusione. Ma perché non è lo stesso anche in Italia? Perché nella mia Università casca tutto a pezzi, i laboratori non sono in numero sufficiente, mancano di strumentazioni e qui no? Perché in una nazione grande sì e no come la Toscana c'è così tanta ricchezza e tanto benessere e in Italia no? Ma quanti soldi ci siamo mangiati in questi anni?
Altra cosa che ho trovato stupefacente è stata la grande gentilezza, l'educazione, l'onestà che ho trovato in tutti gli olandesi che ho conosciuto, caratteristiche che purtroppo in Italia sono sempre più rare. A mio modesto parere, credo che non sia un caso il fatto che un Paese molto ricco è abitato da persone tanto civili.
Per i primi cinque mesi ho trovato alloggio in una residenza universitaria, poco fuori dal centro della città, dove abitavano altri studenti provenienti da tutto il mondo. L'igiene di quel luogo lasciava moltissimo a desiderare: il pavimento era sempre appiccicoso, così come il piano cottura della cucina, nonostante i ripetuti lavaggi; il cestino per l'immondizia non c'era (dopo un pò ho saputo che era misteriosamente scomparso dopo una festa) e, se ti sentivi solo, venivano a farti compagnia gli amici ratti, grossi quanto un gatto adulto. Per non parlare delle esotiche fragranze che ti investivano quando aprivi la porta del bagno. Nonostante il serio rischio di contrarre malattie ritenute ormai da tempo debellate in Europa, in quel posto mi sentivo veramente a casa e ciò era possibile solo grazie agli altri studenti. Era come una grande famiglia, tutti erano amici di tutti. Anche se ancora non ti conoscevano, ti trattavano già da amico. Insomma, c'era una bella atmosfera.
Purtroppo non è stato tutto rose e fiori, anzi! Fino a quel momento le poche esperienze che avevo fatto in laboratorio erano sempre state sotto lo stretto controllo del professore o assistente di turno, ciò vuol dire nessuna libertà di scelta nel fare le cose. Per ogni azione che facevo dovevo prima chiedere l'opinione del supervisore. In Olanda invece è esattamente l'opposto: totale indipendenza e libertà; se a ciò si unisce una tutor con meno esperienza di me e totalmente priva di abilità comunicative si ottiene un vero e proprio incubo. Alle pessime giornate in laboratorio si aggiungevano anche i lunghi e faticosi viaggi di 6 km di bicicletta per tornare a casa. Tutto questo rendeva molto difficile riuscire a tenere il morale alto. Quando poi ho cambiato residenza per gli ultimi due mesi e il viaggio casa-Università è diventato di 9 km (con un minimo di 18 km al giorno), la situazione rasentava l'assurdo, era tragicomica.
Nel complesso è stata un'esperienza durissima, ma allo stesso tempo stupenda. Vivere da solo lontano da casa in un Paese straniero mi ha fatto superare difficoltà che prima non ritenevo essere in grado di superare. Ho avuto la possibilità di osservare come viene fatta la ricerca universitaria in un paese all'avanguardia in questo settore e di conoscere tante persone provenienti da tutto il mondo. Secondo me è stata l'esperienza della mia vita che, una volta tornato a casa, più mi ha dato la soddisfacente sensazione di essere cresciuto come persona e per questo mi sento molto fortunato. Quindi andate all'estero se ne avete la possibilità, anche solo per un po' di tempo, giusto per vedere un altro pezzo di mondo. Magari vi piace!
Francesco Barbieri
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Pubblicato il 18 luglio 2014