«Un treno che passa e che bisogna avere il coraggio di prendere al volo». Lorenzo e i pro e i contro del suo Erasmus a Parigi
Io decisi di prendere questo treno nell'aprile 2013 in modo molto casuale, grazie a una professoressa che durante una lezione all'università iniziò a spiegarci quali erano le opportunità che questo progetto offriva e come si concretizzavano. Rimasi affascinato da quelle indicazioni e il giorno successivo non esitai ad interessarmi
L'Erasmus cos'è? Secondo la mia personale esperienza è un'avventura meravigliosa, un'occasione di crescita, è un treno che passa e che bisogna avere il coraggio di prendere al volo.
Io decisi di prendere questo treno nell'aprile 2013 in modo molto casuale, grazie a una professoressa che durante una lezione all'università iniziò a spiegarci quali erano le opportunità che questo progetto offriva e come si concretizzavano. Fin da quel momento rimasi affascinato da quelle indicazioni e il giorno successivo non esitai ad interessarmi su quali fossero le possibilità per partire e soprattutto su quali fossero le destinazioni. Io frequento tuttora la Facoltà di Economia, in particolare il corso di Scienze turistiche, e proprio per questo sono sempre stato interessato a viaggiare, a conoscere nuove lingue, nuove culture, e sapevo bene che quella dell'Erasmus sarebbe stata un'occasione da non lasciarsi assolutamente sfuggire. In poco tempo decisi la meta: Parigi! Una città che nella sua grandezza e bellezza, ne ero certo, mi avrebbe offerto qualsiasi cosa: studio, divertimento e amicizie di ogni tipo.
Ricordo perfettamente il momento in cui ho scoperto di essere stato ammesso all'Università di Parigi, fu un'emozione unica, anche perché era esattamente la mia prima destinazione tra le varie opzioni che avevo. Quei momenti belli e unici però si trasformarono, nei giorni prima della partenza, in un'attesa stressante, dove si accumularono incertezze e paure. Inoltre era la prima volta che mi sarei trovato a vivere da solo, lontano dalla mia famiglia, dagli amici e dalle mie abitudini.
La stessa cosa accadde nei giorni immediatamente successivi all'arrivo, perché mi trovai proiettato in un ambiente completamente diverso dal mio habitat naturale, solo, e con il dovere di parlare una lingua diversa dalla mia.
Poi ad un tratto tutto cambiò. Iniziai a frequentare l'Università, a conoscere persone di Paesi diversi e a vivere nella sua completezza la città di Parigi. Il tempo, tra lezioni, feste Erasmus, gite in compagnia, passava sempre più velocemente. Fu questo il momento in cui mi accorsi davvero dell'utilità e dell'unicità di questo progetto e mi sentii fortunato di essere anch'io un "International student" in giro per il mondo.
I quattro mesi stavano volando, e si stava avvicinando il momento di tornare a casa. Il mio stato d'animo di quegli ultimi giorni era un mix di felicità e di tristezza: non vedevo l'ora di tornare e di ritrovare tutti i miei amici, ma allo stesso tempo ero consapevole che una delle più belle esperienze della mia vita stava volgendo al termine.
Infine grazie all'Erasmus ho avuto la possibilità di crescere come persona, poiché, vivendo solo, ho avuto la necessità di arrangiarmi e di risolvere giorno per giorno tutti i problemi che si creavano; ho avuto poi la possibilità di conoscere tantissime persone straniere, quindi nuove culture, lingue diverse, con le quali sto mantenendo tuttora diversi contatti; e ho avuto la possibilità di vivere quattro mesi in una delle città più belle del mondo e per questo mi sono sentito molto fortunato.
La mia è stata un'esperienza sicuramente positiva e bella che consiglierei a chiunque! Bisogna avere coraggio, sì è vero, ma alla fine si torna a casa migliori di quando si è partiti e arricchiti da tutti i punti di vista!
Colgo però l'occasione per fare due considerazioni importanti: in questi quattro mesi ho fatto i conti con quelli che secondo me sono i due grandi limiti che purtroppo caratterizzano il progetto Erasmus. Il primo è legato ai contributi che l'università fornisce agli studenti: sono troppo bassi per poter vivere, soprattutto nelle città del nord Europa, e proprio per questo un ringraziamento speciale va ai miei genitori che, oltre ad avermi supportato moralmente, mi hanno anche supportato economicamente, dandomi la possibilità di godermi al meglio questa esperienza.
Il secondo è legato alla burocrazia, in quanto ci sono troppi documenti che prima della partenza e dopo il ritorno in Italia, devono essere compilati e firmati.
Concludendo, posso solo dire: partite ragazzi! Sfruttate questa occasione preziosa di vivere per un po' in un ambiente internazionale, sono certo che non ve ne pentirete!
Lorenzo Sampieri
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Pubblicato il 27 ottobre 2014