Vaccini, pro o contro la vaccinazione obbligatoria per accedere al nido e alla scuola materna?

Il progetto di legge regionale che prevede l'obbligatorietà di fare tutti i vaccini previsti dal Piano nazionale ai bambini che vogliono entrare al nido e alla scuola materna è un tema molto discusso in Toscana

 
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Il progetto di legge regionale che prevede l'obbligatorietà di fare tutti i vaccini previsti dal Piano nazionale ai bambini che vogliono entrare al nido e alla scuola materna è un tema molto discusso in Toscana. Nell'ultimo weekend si è svolta una manifestazione a Firenze del "CliVa", un Comitato di famiglie che è per la libertà di scelta, che in sostanza afferma: «Non siamo contro i vaccini, ma contro una politica vaccinale che le impone».

Questo un comunicato del Cliva, che prova a spiegare la propria posizione. 

«Era il gennaio 2016 quando la vicenda di Corinna Verdiani, mamma di una bambina immunodepressa che ha cambiato scuola per la presenza di “troppi” bambini non vaccinati in classe, è stata portata a conoscenza dei mezzi di comunicazione. Una vicenda che ha indubbiamente colpito l’opinione pubblica e che, da allora, è stata più volte citata dall’assessore Saccardi a sostegno della sua proposta di legge sulle vaccinazioni obbligatorie per l’accesso ai servizi educativi. 

In seguito alle audizioni pubbliche tenutesi in Consiglio Regionale il giorno 22 marzo, a cui hanno partecipato circa 80 tra associazioni e singoli genitori e alla manifestazione correlata, l’assessore alla Sanità ha di nuovo portato alla ribalta il caso della piccola Lia, diffondendo una lettera inviatale dalla sua mamma e sostenendo l’assoluta necessità di far passare la proposta di legge senza nessuna variazione. 

Come genitori, desideriamo esprimere il massimo rispetto e solidarietà verso questa mamma e la sua bambina. Il dolore dei genitori viene sempre prima delle posizioni ideologiche e siamo maggiormente solidali proprio perché alcuni di noi, proprio come Corinna, convivono con il dolore di avere un figlio danneggiato da vaccino. A tal scopo, crediamo che nessun bambino abbia più valenza di un altro, così come nessun genitore ha più valenza di un altro genitore. Così come capiamo il dolore di Corinna, non possiamo non sentire il dolore di altre mamme che tengono tra le loro braccia il loro bambino che non cammina più autonomamente, che non parla più, che non pronuncia più la parola mamma e che ha gli occhi fissi rivolti al cielo. La scelta di pubblicare solo una di queste “voci” ci appare alquanto discutibile, come una mossa per cercare consensi facendo leva sull’emotività. 

Allo stato attuale, in Italia, esistono 609 casi riconosciuti e indennizzati per danni da vaccino e altri 8.000 sono in attesa di valutazione. La legge 210 del 1992, “riconosce il danno da vaccinazioni obbligatorie e prevede un indennizzo per i danni gravi”. Se davvero i vaccini fossero innocui, questa legge non avrebbe ragione di esistere. Nel rapporto Osmed di Aifa 2015 sono segnalati 7.892 effetti collaterali, di cui circa un terzo definito grave. Si vede anche come i danni da vaccino siano in crescita vortiginosa, passando dai 740 casi del 2003 ai quasi 8.000 del 2015. L’80% degli effetti collaterali viene segnalato proprio sui bambini sotto i due anni di età. 

Spesso si motiva l’obbligo vaccinale con un senso di responsabilità sociale: “se ci sono bambini immunodepressi in classe, i non vaccinati potrebbero essere un pericolo”. Questa tesi non tiene conto che lo stesso obbligo di 13 vaccinazioni per l’ingresso ai nidi e alle scuole materne non sarebbe applicato a tutto il personale docente e non docente che, potrebbe essere anch’esso veicolo di contagio. Inoltre, i bambini si troverebbero, fuori dall’orario di scuola con altri bambini al parco, in piscina, in palestra e in altri luoghi di socializzazione oppure a contatto con noi adulti (genitori, nonni, amici) che, raramente, abbiamo fatto i richiami per tutte le vaccinazioni e potremmo essere veicolo di malattia. 

Bisogna ricordare, infine che essere vaccinato non vuol dire necessariamente essere immunizzato: la scienza medica ci insegna che ci sono i cosiddetti non responder, che non sviluppano alcuna immunità; altri, invece saranno portatori sani della malattia1. Quindi un bambino immunodepresso non avrà mai la certezza assoluta di essere al sicuro non solo a scuola, ma all’interno di qualsiasi comunità di persone. 

I bambini immunodepressi potrebbero essere esposti a pericolo anche in caso di numerose altre patologie, dal banale raffreddore alla scarlattina, la mononucleosi, la polmonite virale e altre patologie per cui il vaccino non esiste. Perciò saranno i loro genitori, in accordo con i medici, a decidere se è meglio mandarli a scuola (e in numerosi altri luoghi di socializzazione) oppure no. I vaccini non c’entrano niente e riteniamo che la diffusione di messaggi di questo tipo sia solo un modo subdolo per raccogliere il pubblico consenso in vista della ormai prossima votazione di una proposta politica».

Questa è la posizione dell'assessore alla Salute della Toscana Stefania Saccardi: «Noi abbiamo una responsabilità di governo anche prendendo decisioni che possono apparire impopolari, senza cedere ai populismi o impressionarsi perché cento persone la pensano diversamente e manifestano in piazza. Quando con la persuasione non si ottiene nulla e quando è in gioco la salute pubblica, come stiamo vedendo con i focolai di morbillo, l'obbligatorietà è necessaria per il risultato. Abbiamo creato una commissione di esperti, abbiamo approfondito il tema e poi fatto una proposta di legge. Il Consiglio regionale faccia le sue scelte e si prenda le sue responsabilità sulla soluzione da prendere. E la prenderà davanti a tutti, compreso quello 85% dei genitori che i propri figli li vaccina. Se si fa una legge bisogna che questa abbia la maggiore efficacia possibile, e che abbia effetto sulla platea più ampia possibili. L'Emilia Romagna ha fatto un provvedimento importante, che apre la strada nella direzione dell'obbligatorietà ma ha fatto il minimo sindacale perché parla dei soli vaccini obbligatori, che sono 4 e non riguarda ad esempio il morbillo, e solo per gli asili nido. Questa allora è una legge di testimonianza. È importante anche la testimonianza e hanno fatto una grande cosa ma se si vuol fare una legge che abbia anche un'efficacia, allora non possiamo non metterci dentro anche le materne». 

Saccardi poi risponde direttamente al CliVa: «Comprendo che si possa essere a favore o contro l'obbligatorietà vaccinale, perché è una scelta politica, ma non si può pretendere di intervenire sul calendario vaccinale quando questo spetta agli immunologi e al piano nazionale vaccini. Non si può decidere di vaccinarsi per una cosa sì e un'altra no e farlo quando e come ci pare. Qui siamo nel campo della scienza e non della discrezionalità».

Pubblicato il 28 marzo 2017

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