Archeologia mon amour, nel Chianti itinerari e aree che raccontano le origini del territorio

Sezioni museali, antiquari, tombe e aree all’aperto. L’archeologia del Chianti, specchio dell’antichità e delle origini di un territorio ricco di testimonianze di origine etrusco-romana e medievale, non è solo un grande tesoro sparso. Un itinerario esteso, una rete museale fertile e vitale, alla scoperta delle piccole grandi meraviglie dell’archeologia toscana sulle quali è rivolta l'attenzione di studiosi e esperti e molta luce ancora può essere fatta attraverso indagini mirate e specifiche

 
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Sezioni museali, antiquari, tombe e aree all’aperto. L’archeologia del Chianti, specchio dell’antichità e delle origini di un territorio ricco di testimonianze di origine etrusco-romana e medievale, non è solo un grande tesoro sparso, disseminato tra le colline di Barberino Val d’Elsa, Greve in Chianti, San Casciano e Tavarnelle Val di Pesa. E’ soprattutto un patrimonio, una fonte culturale, promossa dalle amministrazioni comunali chiantigiane e coltivata dalla passione di centinaia di volontari delle associazioni Achu, Siam e Gev. Un itinerario esteso, una rete museale fertile e vitale, alla scoperta delle piccole grandi meraviglie dell’archeologia toscana sulle quali è rivolta l'attenzione di studiosi e esperti e molta luce ancora può essere fatta attraverso indagini mirate e specifiche. E’ il caso del mito e della città fantasma di Semifonte, nel Comune di Barberino, «su cui - annuncia il presidente dell’Unione comunale del Chianti Fiorentino Giacomo Trentanovi - si tornerà ad indagare a 40 anni di distanza dall’ultimo studio archeologico, applicando la metodologia dell’archeologia territoriale, leggera e non invasiva che si avvale dell’utilizzo di strumentazioni sofisticate e innovative, secondo la missione archeologica dell’Università di Firenze che sta già applicando questo modello nella regione di Petra, in Giordania».

Il progetto condiviso dall’Unione comunale del Chianti Fiorentino, dal Consiglio regionale della Toscana e dall’Università di Firenze sarà presentato lunedì 18 alle ore 18,30 alla Cupola di San Michele Arcangelo a Semifonte. All’incontro “Semifonte in Valdelsa: Città degli Alberti. Storia Archeologica di un Mito Medievale. Le Terre dei Vinti” interverranno Guido Vannini, direttore della Scuola di Specializzazione in Archeologia e Andrea Vanni Desideri, Università degli Studi di Firenze. Sono previsti gli interventi del Presidente del Consiglio Regionale della Toscana Eugenio Giani, del Presidente dell'Unione Comunale Giacomo Trentanovi, dei Comuni di Certaldo, Tavarnelle e San Casciano. L’evento è organizzato nell’ambito del circuito regionale Le Notti dell’Archeologia in collaborazione con l'Associazione Pro Loco Barberino Val d'Elsa, il Gruppo Archeologico Achu, il Sistema Museale del Chianti e del Valdarno Fiorentino e la Deputazione Storia Patria della Toscana. 

Nel borgo di Sant’Appiano, a testimonianza della ricchezza dell’area barberinese, sorge l'Antiquarium, una raccolta di reperti archeologici emersi durante diverse campagne di scavo, condotte a partire dalla fine dell'Ottocento nelle zone di Sant'Appiano, San Martino ai Colli e Semifonte. Tale area era densamente popolata sin dall'VIII secolo a.C. Numerose tombe etrusche furono rinvenute nelle campagne della Val d'Elsa e un cospicuo numero di reperti sono esposti nel museo. La collezione mette insieme corredi funebri provenienti da una serie di tombe magnatizie etrusche, ceramiche attiche (databili tra il VI e il IV sec. a.C.) e di urne in alabastro decorate con scene del mito greco. Tra le opere più importanti della raccolta nella prima sala una Kelebe (cratere a colonnette) del IV sec. a.C. a figure rosse, un'urna in alabastro di epoca ellenistica, raffigurante il Ratto di Proserpina e chiusa da un coperchio decorato con una figura virile semi-distesa, nella seconda sala Eros a cavallo di un cane. Si tratta di un idoletto in pietra arenaria probabilmente etrusco, rinvenuto durante gli scavi di fine Ottocento che riportarono alla luce anche le fondamenta del battistero davanti alla pieve di Sant'Appiano.

A San Casciano domina la tomba dell’arciere, il ritrovamento archeologico più consistente nel territorio, rinvenuto presso Sant'Angelo a Bibbione nel 1978 insieme all'imponente Stele dell'Arciere, reperto di prestigio della sezione archeologica del Museo Giuliano Ghelli dove è presente un’ampia collezione di oggetti, vasellame, strumenti e utensili di epoca etrusco-romana. La tomba è un esempio prezioso delle grandi "tholoi" dell'Etruria Settentrionale e consta di una camera quadrata. Altre aree archeologiche presenti nel territorio sancascianese sono quelle del Tumulo del Calzaiolo, Ponterotto, Poggio alla Croce a Mercatale, Vico l’Abate.

Anche a Greve è stata aperta una sezione archeologica all’interno del museo di San Francesco con due specifiche sale destinate ad accogliere ed esporre il nucleo di reperti rinvenuti nell’importante sito archeologico del Castellaccio di Lucolena. Oggetti etruschi, lance, vasi, monete, oggetti di uso quotidiano, croci usate dai templari di origine altomedievale sono emersi da una lunga campagna di scavo culminata nel 2014-2015, sotto la supervisione della Soprintendenza per i beni archeologici di Firenze, finanziata dal Comune e curata dall'associazione “Gev Gruppo San Michele”.

Pubblicato il 15 luglio 2016

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