Boom di presenze alla prima nazionale dello spettacolo ''Il taglio del bosco''
Di fronte al pubblico numeroso otto attori: Giovanni Guidelli (l'ideatore del progetto), Henry Bartolini, Mirco Batoni, Diego Conforti, Vanni Corbellini, Francesco Grifoni, Nicola Pecci e Gabriele Zini. Con naturalezza e grande capacità interpretativa danno vita a Guglielmo, Fiore, Francesco, Amedeo, Germano e ai carbonai, i protagonisti dell'opera, ambientata proprio in queste zone
Casole d'Elsa in un mercoledì sera d'estate, quello dello scorso 26 luglio. Sui gradoni dell'anfiteatro ci sono centinaia di persone di tutte le età, casolesi e non, accorse per vedere la prima nazionale de "Il taglio del bosco", lo spettacolo teatrale tratto dall'omonimo racconto di Carlo Cassola. Sono così tante, evidentemente oltre quelle previste, che gli organizzatori continuano a portare sedie aggiuntive. Un evento ancora più speciale se si considera il centenario dalla nascita di Carlo Cassola, e la presentazione di AVATAR (Audio Video Author Theater Artst Resource), la nuova associazione culturale che da settembre avvierà corsi e workshop proprio al Teatro Bargagli di Casole.
A presentare l'iniziativa il sindaco Piero Pii, che non manca di ricordare quanto eventi come questo si leghino strettamente all'esperienza del Casole Film Festival e rappresentino un arricchimento per tutta la comunità casolese.
Di fronte al pubblico numeroso otto attori: Giovanni Guidelli (l'ideatore del progetto), Henry Bartolini, Mirco Batoni, Diego Conforti, Vanni Corbellini, Francesco Grifoni, Nicola Pecci e Gabriele Zini. Con naturalezza e grande capacità interpretativa danno vita a Guglielmo, Fiore, Francesco, Amedeo, Germano e ai carbonai, i protagonisti dell'opera, ambientata proprio in queste zone.
La vicenda si svolge infatti sulla cima di Berignone, dove cinque boscaioli trascorrono alcuni mesi per tagliare il bosco. Qui il lavoro, le sigarette, le storielle raccontate da Francesco e il riposo dentro al capanno si ripetono secondo un ritmo cadenzato sempre uguale, tutti i giorni. Ma è nell'incessante ciclo degli eventi, che ritornano proprio come le stagioni, che emergono i valori della famiglia e dell'amicizia, il senso di responsabilità, la solitudine, il dolore per una perdita, e si apprezzano con sincero stupore le piccole cose, come il Natale coi propri cari e la neve improvvisa. Qui, pur parlando spesso di questioni pratiche e strettamente legate alla quotidianità (la farina, il freddo, la fatica), i personaggi vagano con la fantasia e i pensieri, e il pubblico con loro.
Si è trattato dunque di uno spettacolo particolare, reso ancora più suggestivo dalla familiarità dei luoghi e dalla magia che crepuscolo e cielo stellato regalavano alla cornice. Un'opera che sicuramente avrà vita lunga, anche al di là della Val d'Elsa, rendendo merito a questo territorio e alla sua tradizione.
Alessandra Angioletti
Pubblicato il 28 luglio 2017