Canone Rai: il 40% delle attività commerciali in provincia di Siena non paga

«In tutta la Provincia di Siena - raccontano i finanzieri - sono stati effettuati oltre 70 mirati interventi che hanno riguardato un’ampia e diversificata platea di attività commerciali (alberghi, B&B, bar, ristoranti) i quali, al fine di fornire un servizio maggiormente appetibile, specie in concomitanza di eventi sportivi, dotano il proprio locale di apparecchio televisivo. Ebbene, oltre il 40% delle attività imprenditoriali controllate ha omesso il pagamento del tributo e ora, a seguito del verbale, dovrà mettersi prontamente in regola»

 SIENA
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Il protocollo d'intesa stipulato ormai dal 2012 tra la Guardia di Finanza e la RAI prevede una più stretta collaborazione volta alla prevenzione e repressione dei fenomeni evasivi dei cosiddetti “abbonamenti speciali”, ovvero relativi a coloro che detengono uno o più apparecchi radiofonici o televisivi in esercizi pubblici, in locali aperti al pubblico o, comunque, al fuori dell’ambito familiare ovvero che li impieghino comunque a scopo di lucro diretto o indiretto. Tale intesa, unitamente alla mole di informazioni accessibile dal Corpo mediante le banche dati in uso, ha consentito di focalizzare i controlli verso i target più a rischio, molti dei quali rivelatisi poi effettivamente non in regola.

Il tributo, infatti, è stato oggetto di attento monitoraggio sin dall’inizio dell’anno. «In tutta la Provincia di Siena - raccontano i finanzieri - sono stati effettuati oltre 70 mirati interventi che hanno riguardato un’ampia e diversificata platea di attività commerciali (alberghi, B&B, bar, ristoranti) i quali, al fine di fornire un servizio maggiormente appetibile, specie in concomitanza di eventi sportivi, dotano il proprio locale di apparecchio televisivo. Ebbene, oltre il 40% delle attività imprenditoriali controllate ha omesso il pagamento del tributo e ora, a seguito del verbale, dovrà mettersi prontamente in regola».

«A differenza della tassa ordinaria, che a partire dall’anno 2016 viene inserita nella bolletta della luce - spiegano -, il tributo per gli esercizi pubblici che detengono apparecchi televisivi è dovuto in relazione alla tipologia di attività esercitata ed è proporzionale alla categoria di appartenenza ed agli apparecchi detenuti, variando dagli oltre 6mila euro dovuti da un albergo di lusso ai 200 euro per strutture ricettizie con un solo televisore. Gli effetti distorsivi causati da siffatte forme di illecito fiscale alterano le regole del mercato, creando un indebito vantaggio competitivo per i commercianti non in regola, in danno di quelli corretti. Inoltre, l’evasione delle imposte produce effetti negativi per l’intera economia, danneggiando le risorse economiche dello Stato ed accrescendo il carico fiscale per i contribuenti che operano nel rispetto della legalità».

Pubblicato il 29 novembre 2019

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