Carcere di San Gimignano, cinque agenti rinviati a giudizio per tortura

Il Garante dei detenuti della Toscana appresa la notizia si dichiara 'Preoccupato che fatti così sconcertanti siano potuti avvenire in un istituto penitenziario della nostra Regione'

 SAN GIMIGNANO
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I fatti 

Tortura, lesioni aggravate, falso ideologico, minacce aggravate e abuso di potere nei confronti di un detenuto tunisino in isolamento a causa di reati legati allo spaccio di droga. Son oqueste, così come riprota un'agenzia dell'Ansa, le ipotesi di reato con le quali il gup di Siena Malvani ha rinviato a giudizio ieri cinque agenti della penitenziaria che, all'epoca dei fatti, si trovavano in servizio nel carcere di San Gimignano. Gli episodi risalirebbero all'ottobre del 2018 mentre la prima udienza del processo è stata fissata per il 18 maggio prossimo.

Le reazioni

Ha seguito la vicenda in stretto contatto e collaborazione con il Centro di documentazione su carcere, devianza e marginalità ‘Altrodiritto’, e, “pur nel constatare con preoccupazione che tali fatti siano potuti avvenire in un carcere della Toscana”, accoglie con “soddisfazione l'azione della Magistratura”. Cosi il Garante regionale dei detenuti, Giuseppe Fanfani, interviene sul rinvio a giudizio di cinque agenti di polizia penitenziaria per fatti qualificati come tortura, commessi nel carcere di San Gimignano l’11 ottobre 2018. “Si tratta - commenta in sinergia con Sofia Ciuffoletti, garante del penitenziario senese - del primo caso di tortura di Stato in Italia dall’introduzione del reato nel 2017”. 

Si andrà a dibattimento - continua Fanfani - e saranno accertate le eventuali responsabilità con un giudizio pieno, con le garanzie del giusto processo e del diritto alla difesa. Da oggi, però, le detenute e i detenuti italiane possono avere la certezza che lo Stato è dalla loro parte, che è possibile denunciare le violenze subite all’interno delle patrie galere, potendo ragionevolmente auspicare che la loro voce sarà ascoltata nelle aule dei tribunali italiani”, conclude. Insieme al Comune, ad Altrodiritto, Ciuffoletti, il Garante nazionale con l'avvocato Michele Passione e alle associazioni Yairahia e Antigone, anche il garante regionale della Toscana nella persona di Giuseppe Fanfani si costituirà parte civile.

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Pubblicato il 27 novembre 2020

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