Colle di Val d'Elsa, abbandono e degrado alle Gore. La denuncia de 'La città futura'

«In tanti si stanno mobilitando inviando foto e informazioni della situazione di disagio in cui versa la città - ha detto d'Ascenzi -. E' importante farlo perché non c'è peggiore medico di quello che nasconde la malattia al suo paziente o del malato che sottovaluta trascurandolo il suo male progressivo. Questo lo si fa perché un patrimonio storico, paesaggistico non va solo ricordato ma tutelato, preservato, mantenuto, recuperato e valorizzato per il bene pubblico di tutta la cittadinanza»

 
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Se i social vengono spesso portati come esempio di cattiva comunicazione, come un luogo in cui l’insulto e l’offesa vanno per la maggiore, a scapito di critica costruttiva e buona educazione, esistono tuttavia sul web anche casi virtuosi. Uno di questi è “La città futura”, il gruppo creato su Facebook da Sandro D’Ascenzi per parlare delle problematiche che caratterizzano la città di Colle di Val d’Elsa e, soprattutto, per avanzare nuove proposte che possano risolverle. Ne fanno parte più di 1.500 membri, di tutte le età e di ogni parte politica, accomunati dall’amore per Colle e dalla volontà di risolvere le questioni che riguardano tutta la comunità. Ne fanno parte addirittura persone che vivono nei paesi vicini, a Casole, a Poggibonsi, e che hanno voglia di dare il proprio contributo e partecipare.

“La Città Futura: Come le persone vorrebbero la loro città (e non solo Colle!) con le loro idee con i loro progetti indicando le cose che ritengono importanti. Il tutto discusso con il massimo dell'educazione e il rispetto reciproco”, si legge nella descrizione del gruppo. Al centro della “discussione collettiva” le Terme di Colle e la sorgente dell’acqua acidula e ferruginosa della Liscata, la biblioteca comunale, il recupero delle zone degradate o in stato di abbandono.

«In tanti si stanno mobilitando inviando foto e informazioni della situazione di disagio in cui versa la città – ha detto d’Ascenzi -. E' importante farlo perché non c'è peggiore medico di quello che nasconde la malattia al suo paziente o del malato che sottovaluta trascurandolo il suo male progressivo. Questo lo si fa perché un patrimonio storico, paesaggistico non va solo ricordato ma tutelato, preservato, mantenuto, recuperato e valorizzato per il bene pubblico di tutta la cittadinanza».

Il fine settimana appena trascorso ha preso il via il progetto ''Lotta al Degrado il punto di verifica Situazione Attuale: Mappatura delle Criticità” per controllare la situazione. Per cominciare è stato fatto un sopralluogo alla parte finale delle Gore, al quale abbiamo partecipato anche noi.

Per chi non lo sapesse, le Gore sono quell’ingegnoso sistema di canalizzazione delle acque del fiume Elsa che esiste da centinaia di anni e che ha fornito energia a cartiere, ferriere e vetrerie di Colle, contribuendo di fatto allo sviluppo della sua ricchezza culturale, politica e manifatturiera.

Abbiamo esaminato, come si può vedere dall’immagine sotto (tratta dal libro di Annica Gelli Da Le Vene a Le ruote), la parte in cui la “gora di Spugna” si incontra con la “gora di Piazza”, e che sfociano di nuovo nell’Elsa.

Mancano le protezioni, ci sono oggetti abbandonati ovunque nell’ultimo tratto, quello sottostante al palazzo di Via della Ferriera. L’edificio venne descritto così da L’eretico di Siena in un articolo del 2012: “La Fabbrichina è lo scempio di Colle (della sua amministrazione, ovviamente); ma credo di potere dire che l'eretico, sapientemente guidato, è riuscito a trovare financo di peggio, dal punto di vista della sicurezza: case (abitate) praticamente in riva all'Elsa. Andate in via della ferriera, non lontano dalla Fabbrichina che verrà (forse). Da manuale: di dove NON costruire. Mai”.

E’ chiaro come le Gore, che dovrebbero essere un tesoro enorme per Colle di Val d’Elsa da valorizzare anche dal punto di vista turistico, subiscono qui l’umiliazione della cementificazione incondizionata. Una signora che abita nel suddetto palazzo ci si avvicina, chiedendoci se siamo del Comune. Ci racconta che la struttura è rimasta incompleta, perché la ditta che si era aggiudicata il progetto è andata fallita. Lo si può constatare dai fili scoperti e dalle condizioni in cui si trova la parte retrostante, dove la natura sta prendendo piano piano il sopravvento. Gli appartamenti non abitati hanno libero accesso. Entrando in uno di questi troviamo un materasso, delle sedie, una decina di pacchetti di sigarette e sporcizia varia. Non è difficile immaginare che qualcuno, forse senza tetto, possa venire qui a rifugiarsi o a fare che altro.

La trave in legno, che era stata messa sopra alle Gore per evitare che qualcuno potesse cascarci dentro, è rotta e molto pericolosa. La stessa signora di prima ci racconta che non c’è luce che illumina la strada davanti di notte, le buche sono alte. In un quadro di tale noncuranza è difficile mostrarsi rispettosi dell’ambiente: e così proliferano lattine, una televisione, bucce di arancia lasciate così sull’asfalto.

Pochi metri più in là campeggia, sovrastato anche lui dai rami e dalla sporcizia, il cartello ANPIL, ovvero Area Naturale Protetta di Interesse Locale Parco Fluviale Dell'Alta Val d'Elsa.

Alessandra Angioletti

Pubblicato il 22 febbraio 2018

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