Colle di Val d'Elsa, picchia la moglie incinta all'ottavo mese davanti al figlio di tre anni

In Val d'Elsa si deve registrare l'ennesimo caso di violenza in famiglia, con un'altra donna costretta a subire la furia del proprio compagno. Il fatto è avvenuto ieri (giovedì 7 luglio) a Colle, dove i Carabinieri sono intervenuti in una abitazione di una coppia di italiani

 
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In Val d'Elsa si deve registrare l'ennesimo caso di violenza in famiglia, con un'altra donna costretta a subire la furia del proprio compagno.

Il fatto è avvenuto ieri (giovedì 7 luglio) a Colle, dove i Carabinieri sono intervenuti in una abitazione di una coppia di italiani. Già mentre i militari percorrevano la via che porta all’appartamento, in lontananza, si sentivano le urla della donna che implorava pietà e chiedeva perdono nel tentativo di placare gli animi dell’uomo.

Quando i Carabinieri sono entrati all’interno dall’immobile, la scena è stata descritta dai militari come "delle più desolanti". Suppellettili rotti, cibo riverso a terra, un bambino di tre anni in lacrime attaccato alle gambe della madre che, dolorante, cerca di consolarlo, mentre il marito era in camera da letto.

Gli uomini dell’Arma hanno subito prestato soccorso alla donna, incinta di otto mesi, che riportava chiari segni di violenza sul corpo e hanno condotto fuori dall’abitazione anche il bambino di tre anni, mentre sul posto venivano fatti convergere altri militari della stazione di Colle di Val d’Elsa.

La donna ha riferito alle Forze dell'Ordine che il compagno, R.F.G. lucchese classe 1985 ma da anni residente nella cittadina valdelsana, operaio con numerosissimi episodi di violenza familiare sulle spalle, a seguito di un futile litigio, l'aveva percossa a mani nude e, dopo che aveva recuperato un bastone in legno, aveva iniziato a colpirla ripetutamente. Alla scena aveva assistito anche il figlio di tre anni, che aveva cercato di proteggere la madre frapponendosi tra lei e il padre, mentre questi brandiva il bastone.

Condotta presso l’ospedale per le cure del caso, la donna ne è uscita solo in tarda serata e solo dopo che i medici hanno verificato ed escluso qualsiasi rischio per lei e il feto.

Gli accertamenti condotti intanto dai militari dell’Arma, hanno permesso di comprendere che l’uomo, all’arrivo dei Carabinieri, aveva cercato di occultare il bastone usato per picchiare la compagna, in camera da letto, tra il materasso e la rete. I militari dell’Arma hanno sentito poi decine di vicini della coppia, i quali hanno riferito che da tempo la donna veniva picchiata quasi quotidianamente e che quotidianamente, dall’appartamento dei due, provenivano urla e richieste di aiuto.

R.F.G. è stato quindi arrestato in flagranza di reato per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali ed è stato condotto presso il carcere di Siena. La donna, uscita dall’ospedale solo in tarda serata, ha riportato varie lesioni ma nessun danno al bambino che porta in grembo. Il figlio di tre anni, in stato di shock, è stato affidato alle cure della madre e i servizi sociali sono stati attivati dai Carabinieri, al fine di verificare se fosse necessario avviare un percorso di sostegno psicologico.

Già in passato, i Carabinieri erano stati costretti ad intervenire preso l’abitazione della coppia, senza però poter procedere contro l’uomo, atteso che la donna si era sempre rifiutata di formalizzare denuncia, negando di essere mai stata picchiata. Nel pomeriggio di ieri, invece, la giovane ha raccontato una storia diversa, una storia fatta di violenze, umiliazioni e percosse. Una storia caratterizzata da un "amore malato" che le  aveva impedito di denunciare l’uomo che amava.  

Solo quando la donna ha compreso che quell’uomo avrebbe potuto causare un aborto e la conseguente perdita del figlio, allora ha compreso che doveva chiedere aiuto e porre fine a quella storia. Il caso ha voluto che una vicina di casa, impietosita per le strazianti urla della donna, a differenza delle altre volte, abbia chiamato il 112 richiedendo l’intervento dei Carabinieri. Se i militari non fossero stati chiamati, forse, la storia avrebbe potuto avere un più triste e tragico epilogo.

Ancora una volta i Carabinieri invitano a denunciare tutte le forma di violenza che si verificano in casa ed invitano a non vergognarsi di chiedere aiuto.  

Pubblicato il 8 luglio 2016

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