
Coronavirus, approfondimento sui dati in Toscana
Capire lo stato di un’epidemia non è certo cosa facile e non è un caso che l'Istituto Superiore di Sanità utilizzi ben 21 indicatori per cercare di quantificare il rischio presente in ogni regione
Tuttavia, pur non avendo la mole di dati, le capacità tecniche e il tempo che hanno giustamente a disposizione i tecnici dell’ISS, possiamo nel nostro piccolo cercare, con i dati che comunque sono noti, di capire più o meno dove siamo e, idealmente, dove stiamo andando. La domanda centrale che spesso ci facciamo è: quanti casi riusciamo a trovare su quelli reali? Quanti sfuggono alle nostre maglie? Per un periodo relativamente lungo di tempo i casi sono stabili: vuol dire che abbiamo raggiunto il picco o che abbiamo perso il bandolo del tracciamento e della capacità diagnostica? Come possiamo capire quale delle due possibilità è la realtà? Proviamo a vedere qualcosa per la Regione Toscana.
Partiamo con la prima immagine: per ogni giorno è riportata la media a 7 giorni dei casi (in rosso) e dei decessi (in nero). Per circa un mese i contagi hanno previsto con una discreta precisione i decessi della settimana successiva con un rapporto 1 a 80 [1]. Sia i casi che i decessi hanno seguito un andamento esponenziale: vuol dire che il tempo di raddoppio è costante e, in questo caso, era di 7 giorni. Un andamento esponenziale del genere, se seguito troppo a lungo, porta inesorabilmente in grossa difficoltà qualsiasi Sistema Sanitario.
A inizio novembre questa tendenza comune si è rotta: i nuovi casi hanno iniziato a essere sempre tra i 2300 e i 2400 nella media settimanale, mentre i decessi della settimana successiva hanno continuato ad aumentare. Questo è un primo segnale di una ridotta capacità del sistema nell’intercettare i casi. La buona notizia è che anche la crescita dei decessi, questa settimana, sembra essersi quasi fermata. Possiamo vedere la rottura del comportamento comune anche nella seconda immagine, dove è riportato il rapporto, di settimana in settimana, dei casi e dei decessi. Un rapporto vicino a 1, raggiunto da una settimana circa dai nuovi casi, vuol dire che la situazione è stazionaria. Il rapporto dei decessi sta scendendo molto in questi giorni, ma ci si accorge quanto lo stia facendo in ritardo rispetto ai casi. Ricordiamo che, affinché la situazione migliori davvero, è necessario che questi coefficienti siano inferiori a 1.
Nella terza immagine, invece, è riportata la media settimanale della % di tamponi positivi. Anche qui, come per i casi, la crescita si è fermata ai primi di novembre con valori intorno al 15%, per poi scendere fin quasi il 13%. Per quanto possa essere un segnale positivo, ricordo che la soglia di sicurezza indicata anche dall’OMS è avere una percentuale di positivi sui tamponi totali del 3%. Oltre quel valore, l’epidemia viene considerata sempre più difficile da controllare [2]. Anche qui quindi capiamo che, da inizio novembre in poi, la frazione dei casi reali che abbiamo trovato è stata più bassa rispetto alla gran parte del mese di ottobre.
Per finire c’è un ultimo andamento che può aiutarci a capire se la situazione può ritenersi sotto controllo: l’età media dei contagiati. Purtroppo, la regione non comunica giornalmente l’età media precisa, ma solo un’approssimazione. Magari l’età media dei contagi giornalieri è 46.8 anni, ma la regione comunica “circa 47”. Tuttavia, è possibile prendere quei “circa…” e trovare una stima dell’età media dei contagiati nell’arco di 7 giorn. Trovate la stima dal 4 ottobre in poi nella quarta immagine. La parte “ombreggiata” è una rappresenta una stima dell’errore che si commette nel fare “artigianalmente” quella media settimanale e ci dà l’idea che il trend che si nota è comunque affidabile. Da inizio ottobre in poi, l’età media dei contagiati è sempre cresciuta in modo più o meno costante. La cosa ottimale sarebbe avere un’età media al di sotto dell’età media della popolazione, che in Toscana è 45 anni, perché vorrebbe dire che riusciamo a testare e tracciare tutte le fasce di età. Man mano che l’epidemia sfugge di mano, i tamponi non sono più sufficienti a testare tutti i possibili contagiati e quindi si dà la priorità a chi ha un’età più alta, a chi è più a rischio (tendenzialmente gli anziani) e a chi presenta sintomi (anche qui in maggioranza anziani). Dal 6 novembre, l’età media dei contagiati è nettamente superiore ai 45 anni e la crescita non si è ancora fermata. Quando torneremo a un’età media dei contagiati vicina ai 45 anni, sarà un buon segno.
Vediamo infine nella quinta e ultima immagine la situazione delle Terapie Intensive, più critiche in Toscana rispetto agli ospedalizzati in area non critica. La soglia di sicurezza è al 30% di occupazione, oltre vi è sovraccarico [3]. Ad il tasso di occupazione è oltre il 48%. Possiamo definire due fasi: dal 10 ottobre a inizio novembre, le Terapie Intensive sono cresciute con un andamento decisamente esponenziale; dal 2 novembre a pochi giorni fa il trend è diventato fortunatamente lineare. È difficile dire quanto quel rallentamento sia dovuto a un effettivo miglioramento delle condizioni epidemiche e quanto sia dovuto proprio al superamento della soglia di allerta del 30%, che insieme a criteri di selezione più rigidi per l’ingresso in Terapia Intensiva potrebbe aver rallentato la crescita [4].
Negli ultimi giorni la crescita ha subito un piccolo arresto. Speriamo le terapie intensive occupate possano calare presto.
Edoardo Ballini, studente magistrale di fisica
Fonti
[2] https://www.facebook.com/DatiAnalisiCoronavirus/posts/188025576150959
[3] decreto del Ministro della Salute del 30/4/2020
[4] https://www.facebook.com/cattiviscienziati/posts/185461943137853
[Fonte posti in Terapia Intensiva] https://www.agenas.gov.it/covid19/web/index.php?r=site%2Ftab2
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Pubblicato il 21 novembre 2020