Babbo o papà? Se lo chiedete a noi toscani, non ci sono dubbi. A dire la verità, anche in altre regioni come l'Emilia Romagna, l'Umbria, la parte settentrionale del Lazio e la Sardegna, viene usata la stessa parola come forma affettiva e non formale e non vuol dire un'offesa (come invece al Sud).

Sia babbo che papà sono forme tipiche del linguaggio infantile, esattamente come mamma. Stando a quanto viene riportato direttamente sul sito dell'Accademia della Crusca, le due voci si sono affermate in periodi storici differenti, con percorsi totalmente diversi. Mentre il primo risulta essere una parola autoctona, che compare sostanzialmente invariata dalla prima fino alla quarta edizione del Vocabolario degli Accademici della Crusca, la seconda deriva dal francese, anche se di vecchia data. Se ne trova testimonianza già nel XVIII secolo per il veneziano (cfr P. Zolli, L'influsso francese sul veneziano del XVIII secolo) e, nella variante pappà, appare già usato nel XVI secolo da un autore toscano.

Oggi papà risulta la forma familiare più usata nella lingua italiana per dire padre. Ciò lo dimostrano alcune espressioni entrate ormai nel nostro comune di dire, regionalismi esclusi, come figlio di papà, aspirante papà, neopapà. E' curioso invece osservare come, in totale controtendenza, si sia consolidata l'espressione Babbo Natale, anziché Papà Natale, sia nei libri che nelle pubblicità.

Pubblicato il 19 marzo 2019