Il Prof. Ricci: «Ecco le prove che il Castello di Oliveto fu progettato da Brunelleschi»

Un'opera di ingegneria militare, con dispositivi architettonici molto raffinati e innovativi per l'epoca. Un Castello il cui sistema difensivo avrebbe potuto resistere anche alle prime bombarde rudimentali, che dalla fine del '300 avevano fatto la loro comparsa. Un luogo, insomma, che per le sue caratteristiche - esaminate in ogni dettaglio attraverso una ricerca condotta da uno dei maggiori studiosi al mondo del personaggio, complesso ed enigmatico - porta la "firma" inequivocabile di un Genio del Rinascimento: Filippo Brunelleschi, il famoso architetto della Cupola del Duomo di Firenze

 
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Un'opera di ingegneria militare, con dispositivi architettonici molto raffinati e innovativi per l'epoca. Un Castello il cui sistema difensivo avrebbe potuto resistere anche alle prime bombarde rudimentali, che dalla fine del '300 avevano fatto la loro comparsa. Un luogo, insomma, che per le sue caratteristiche - esaminate in ogni dettaglio attraverso una ricerca condotta da uno dei maggiori studiosi al mondo del personaggio, complesso ed enigmatico - porta la "firma" inequivocabile di un Genio del Rinascimento: Filippo Brunelleschi, il famoso architetto della Cupola del Duomo di Firenze.

E' questa la tesi sostenuta dal Prof. Massimo Ricci (già docente dell'Università di Firenze, esperto del Forum UNESCO "University and Heritage" di Valencia e di fatto uno dei maggiori studiosi al Mondo della Cupola del Brunelleschi) che oggi, sabato 21 novembre, - prima della conferenza - ha effettuato una visita guidata al Castello di Oliveto, per rivelare, una dopo l'altra, le "prove" che dimostrano in modo inconfutabile la paternità architettonica brunelleschiana, la quale sarà oggetto di una pubblicazione sulla rivista "Pegaso" (numero in uscita a dicembre).

Una visita a tappe, che ha avuto quale punto di partenza quasi obbligato le Torri del Castello, edificate con rapidità ancor prima della cinta muraria, in modo da poter essere subito impiegate quale bastione di difesa. Torri in mattoni, anziché in pietra, e "sagomati per realizzare le mensole dei beccatelli", "un espediente murario" molto raffinato degno della maestria del Brunelleschi. Ma vi è di più. Perché qui l'architetto della Cupola supera sé stesso, quantomeno sul piano militare. Ne è dimostrazione il "percorso di guardia interno", che a differenza di quelli adottati finora (aggettanti all'esterno) è una soluzione che cerca appunto di dare una risposta alla minaccia rappresentata dall'avvento della polvere da sparo, già presente nell'impiego delle prime "bombarde" verso la fine del '300. Questa innovazione pone il Brunelleschi - è la tesi del Prof. Ricci - fra i primi esperti che guidarono l'architettura militare nel suo passaggio dalla "difesa piombata" medioevale alle tecniche costruttive derivate dall'uso della polvere da sparo e dei cannoni che acquistano la necessaria affidabilità verso la fine del '400.

La visita guidata è poi proseguita all'interno del Castello, dove sono stati accertati numerosi elementi architettonici e decorativi di sicura "matrice brunelleschiana". In primo luogo i "Portali", presenti nelle due soluzioni del "portale classico concluso con arco di mezzo acuto" e quello "architravato con architrave inginocchiata finito a fascia", la cui derivazione è anche fin troppo scontata. Le volte con i "peducci" la cui presenza e caratteri stilistici si ritrovano nel caso più conosciuto dell'Ospedale degli Innocenti. Il pozzo, nel quale "la rispondenza con l'Arte del Maestro è così forte da superare ogni più severa dubbiosità". Ancora, di interesse storico più generico, le Camere, dove hanno soggiornano personaggi del calibro di Lorenzo Il Magnifico e due Papi.

Ma la ciliegina sulla torta, che il prof. Ricci non casualmente riserva a conclusione della sua ricerca, è il Ballatoio. «Siamo davanti - osserva Ricci - ad un dispositivo anomalo che non potrebbe stare in equilibrio statico», ma che pure è rimasto in piedi per più di seicento anni. E' la prova definitiva, che non consente appello. «Qui c'è la sua testimonianza migliore, la sua firma: è nella sfida lanciata alla forza di gravità, che ritroviamo anche nella Cupola del Duomo, che vedo la sicura mano del Brunelleschi».

Un Genio del Rinascimento, dal carattere schivo e riservato, ma che forse - proprio per questo - "amava sorprendere il prossimo": con la sua architettura e i suoi segreti.

Nelle foto alcuni momenti della presentazione ai giornalisti e (foto n. 264) il "ballatoio" con il pozzo.
Nella foto n. 279 davanti al portone di ingresso del Castello (da sinistra): il Vicesindaco Claudia Centi, il prof. Massimo Ricci e il Sindaco Alessio Falorni

Pubblicato il 21 novembre 2015

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