Poggibonsi e il medico benefattore Antonio Frilli

Poggibonsi, come ci ha raccontato a suo tempo Mauro Minghi in un libro dedicato ai personaggi locali famosi, può vantare una lunga tradizione di medici eccellenti. Basti pensare a Giovan Battista Marzi, a Pietro Burresi, a Gaetano Pieraccini, tanto per fare soltanto i nomi più noti

 FRANCO BURRESI
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Poggibonsi, come ci ha raccontato a suo tempo Mauro Minghi in un libro dedicato ai personaggi locali famosi, può vantare una lunga tradizione di medici eccellenti. Basti pensare a Giovan Battista Marzi, a Pietro Burresi, a Gaetano Pieraccini, tanto per fare soltanto  i nomi più noti. Tra questi è sicuramente da inserire anche Antonio Frilli, vissuto tra XVIII e XIX secolo, al quale è dedicata una strada del centro storico cittadino. Il Frilli è da ricordare non solo per le sue qualità di ottimo medico, ma anche per essere stato un benefattore della Comunità ed aver ricoperto importanti cariche politico-amministrative.

Di lui sappiamo che apparteneva ad una famiglia benestante  di Poggibonsi, alcuni membri della quale, lui compreso, erano perciò inseriti nella “borsa” degli eleggibili alle più alte cariche comunali. Sappiamo inoltre che era conduttore di un bel podere, il podere delle Lame. Non conosciamo la data di nascita, ma nel 1778 lo troviamo medico condotto a Poggibonsi assieme a Francesco Marmocchi, quindi si può presumere che la sua nascita sia avvenuta attorno agli anni ’50 del secolo. Il Frilli rinunciò poi alla condotta medica, che gravò così tutta sulle spalle del Marmocchi e quindi, dopo il trasferimento di quest’ultimo a Volterra, di altri medici. Sappiamo che andò a dirigere il nosocomio di S.Gimignano e che continuò comunque ad esercitare l’arte medica a Poggibonsi con perizia e generosità, curando gratuitamente coloro che non avevano mezzi per pagare medico o medicine. Già in passato abbiamo avuto modo di osservare come, nel 1786, fu uno dei primi medici ad inoculare il vaccino contro il vaiolo. Lo fece su molti giovani poggibonsesi, oltre che su tutta una famiglia di suoi contadini, ottenendo ottimi risultati. Nel 1787 venne menzionato dalla Gazzetta Toscana per aver risolto il caso di due malati in condizioni critiche con l’uso del “sublimato corrosivo”. Nel 1796 fu incaricato dal Comune di valutare l’idoneità dei pretendenti alla carica di medico condotto.

Antonio Frilli ricoprì  più volte la massima carica comunale, quella di gonfaloniere, nel 1782 e nel 1786, mentre altre volte lo troviamo menzionato tra i priori. Da gonfaloniere e da medico propose nel 1783 lo sbassamento di alcuni tratti delle mura castellane, che impedivano la libera circolazione dell’aria ed erano così fonte di malattie e contagi. Si preoccupò poi dell’approvvigionamento idrico della città, calcolando minuziosamente la portata dell’acquedotto e contribuendo così alla stesura delle relazioni dell’ing. Manetti e del collega Marmocchi del 1795, tese a valutare la possibilità di sfruttamento delle sorgenti situate nella zona del Vallone e di Badia. La sua sete di conoscenza non si fermò agli studi medici. E’ degli anni ’70, presumibilmente, non essendo datata, una richiesta del Frilli al Vescovo di Colle, nella quale dichiara di essere medico e di avere 26 anni, per ottenere il permesso di poter leggere libri di autori considerati proibiti o addirittura eretici, richiesta che venne accordata dalle autorità ecclesiastiche.

Durante il periodo rivoluzionario dell’occupazione francese fu tra i cittadini che collaborarono di più al fine di far funzionare l’amministrazione pubblica e far fronte alla miseria dilagante e alla mancanza di lavoro. Venne infatti menzionato dal Monitore come un amico della Rivoluzione e della Repubblica Francese. Giudizio confermato quando il 7 maggio del 1799 riuscì a sventare un tentativo di sommossa antirivoluzionaria orchestrato da alcuni malintenzionati di Castelfiorentino e di S.Gimignano, che avevano progettato di abbattere in piazza l’albero della libertà, simbolo della Rivoluzione Francese. Il Frilli, venuto a conoscenza di ciò, avvertì i Francesi, cosicché la mattina del martedì, quando i congiurati arrivarono sulla Piazza del Mercato (attuale Piazza Cavour), rimasero di sasso nel vedere schierata la gendarmeria francese e non poterono far altro che tornarsene a casa con la coda tra le gambe.

Contemporaneamente a tutto questo, si svolse l’attività filantropica del Frilli. Nel 1797 offrì una borsa di studio di 60 scudi l’anno ad un giovane studioso di Poggibonsi che volesse specializzarsi in veterinaria presso una qualunque Università italiana. Nel 1803 stabilì l’assegnazione di tre doti ad altrettante ragazze poggibonsesi (due del centro abitato e dintorni ed una del contado). Nel 1807, sotto il dominio francese, offrì 100 zecchini ad uno studioso che volesse proseguire l’opera di Gaetano Filangieri, autore di una “Scienza della legislazione”, proposta che gli valse anche una lettera di elogio e ammirazione da parte di Luciano Bonaparte, fratello minore di Napoleone. Lo stesso anno lo troviamo ancora a capo dell’amministrazione comunale, stavolta con il titolo francese di “maire”. Nel 1809, con l’intenzione di dare impulso anche ad un’attività industriale a Poggibonsi, che si qualificava allora più che altro come borgo agricolo, offrì 300 zecchini a chi si fosse preso cura di aprire un lanificio, ma la sua offerta cadde purtroppo nel vuoto. Infine, nel 1811, il prof. Gatteschi dell’Università di Pisa, gli dedicò un suo libro, mettendo in evidenza tutte le sue qualità di medico, di uomo saggio e generoso, di filantropo, qualità conosciute, come osserva il Gatteschi, anche ben oltre i confini d’Italia.

(V. F.Burresi - M.Minghi “Poggibonsi al tempo di Pietro Leopoldo, Napoleone e Garibaldi” - 2017)

Franco Burresi

Nell’immagine: via Antonio Frilli a Poggibonsi

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Pubblicato il 10 luglio 2022

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