Poggibonsi e le sue donne: la lesbica santa

Caterina Vizzani a 14 anni arriva a travestirsi da uomo per poter uscire la sera ed andare a trovare una sua coetanea, compagna di ricamo di cui si è innamorata

 FRANCO BURRESI
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Anno 1743.

Alcuni contadini della nostra terra trovano, presso Staggia, per terra, sofferente e sanguinante, ferita gravemente da un colpo di archibugio, una persona, apparentemente un ragazzo di poco più di venti anni. Lo portano quindi, su di un carro, all’Ospedale di Poggibonsi. Qui vengono prestate al ragazzo le prime cure, ma ci si accorge subito che il caso è molto grave. Accorre anche il curato a prestare il soccorso spirituale, ed è colpito dall’espressione triste del ferito, dal suo volto insieme giovane e docile, il quale ferito dice di chiamarsi Giovanni Bordoni, di professione cameriere.

Il ragazzo chiede al curato in un bagno di lacrime di pregare per lui e gli consegna alcune cose sue personali, dicendogli di tenerle, in caso di sua morte, a ricompensa della gentilezza e delle sue preghiere. Viene deciso, vista la gravità del caso, di far trasportare il ferito all’Ospedale di S.Maria della Scala di Siena. Qui il ragazzo ferito chiede di essere visto dal celebre dottor Giovanni Bianchi, ma questi, non ritenendo urgente il caso, non si presenta in ospedale. Le condizioni del ragazzo però precipitano e poco dopo il giovane muore.

Quando gli inservienti dell’ospedale spogliano il cadavere, si accorgono con loro grande meraviglia che quel ragazzo che diceva di chiamarsi Giovanni in realtà è una ragazza. A quel punto accorre anche il dottor Bianchi, che, incuriosito del caso, decide di indagare per saperne di più. Riesce a ricostruirne sia l’identità che la vita e pubblica un anno dopo, nel 1744, aggirando la censura ecclesiastica, un memoriale intitolato “Caterina, che per ott’anni vestì abiti da uomo”, dal quale oggi Marzio Barbagli ha tratto il libro omonimo edito da Il Mulino. Il Bianchi analizza il corpo della poveretta, che trova “con abito femminile vestito e di ghirlanda il suo capo ornato e di fiori tutte le vesti asperso”, scoprendo  tra l’altro che  la ragazza è ancora vergine.

La ragazza si chiama Caterina Vizzani, è nata nel 1719 ed è figlia di un falegname milanese trasferitosi a Roma. Caterina fin dall’adolescenza mostra una sorta di attrazione morbosa per le donne, anziché per gli uomini, e ancora adolescente, a 14 anni, arriva a travestirsi da uomo per poter uscire la sera ed andare a trovare una sua coetanea, compagna di ricamo, di nome Margherita, di cui si è innamorata.

Gli incontri tra Caterina e Margherita vanno avanti per un paio di anni, di nascosto dalle rispettive famiglie, finché il padre di Caterina ne viene a conoscenza e la minaccia di deferirla alle autorità.

Così Caterina decide di scappare da casa, di cambiare identità vestendo abiti maschili e prendendo il nome di Giovanni Bordoni. Un prete di Roma, vedendo vagare per le strade quello che crede un ragazzo, se ne prende cura e le trova un servizio presso una famiglia di Perugia. Da qui Caterina, alias Giovanni, passa al servizio di altre famiglie in varie località dell’aretino, finché non trova servizio stabile presso Francesco Maria Pucci, di Montepulciano, governatore di Anghiari. Il Pucci è molto soddisfatto dello zelo e della cura che il presunto Giovanni mette nel lavoro, ma è un po’ seccato delle attenzioni che lo stesso rivolge alle donne di casa e non solo. Caterina riesce a interpretare magistralmente la parte maschile, tanto da arrivare una volta a sfidare in duello un rivale in amore, ricavandone una ferita al collo. Il Pucci, nonostante tutto ciò, continua a tenere quello che crede ancora un ragazzo al suo servizio e se lo porta dietro in varie città toscane. A Ripafratta Caterina si invaghisce della nipote del prete, che riesce a sedurre e a convincere di fuggire a Roma, dove pensano di unirsi in matrimonio. A questo punto la sorella minore della nipote del prete, che è venuta al corrente della tresca, chiede di partire con loro, altrimenti minaccia di rivelare tutto. Così il presunto Giovanni e le due ragazze fuggono di nascosto da casa, noleggiano un calesse a Lucca e si dirigono verso Siena.

A Staggia però il calesse è raggiunto dal cappellano e dalle guardie mandati dal prete di Ripafratta al loro inseguimento. Caterina vorrebbe consegnarsi e magari rivelare anche la sua identità per avere, in quanto donna, uno sconto di pena, ma una delle due guardie spara un colpo di archibugio e la poveretta cade a terra.

La notizia del ragazzo morto che in realtà è una ragazza corre per la città. Difficile dare una spiegazione alla gente, difficile ammettere pubblicamente l’esistenza di un amore omosessuale, specie tra donne.

E così, con una trovata degna del miglior Frate Cipolla del Boccaccio, alcuni frati senesi trasformano il caso di una lesbica in uno di castità e santità. Caterina finisce sugli altari, il clero la addita ad esempio, come “una donna che, avendo tanto a lungo mantenuto la propria verginità, anche a costo di assumere una falsa identità maschile, ha dato prova di una costanza che, da sola, attesta la sua eroica risoluzione”.


Il caso di Caterina Vizzani è oggetto del libro di M. Bargagli: “Storia di Caterina che per ott’anni vestì abiti da uomo” – Bologna 2014. Compra il libro: Storia di Caterina che per ott'anni vestì abiti da uomo

Franco Burresi

Immagini: il manoscritto di Giovanni Bianchi (da Iodonna.it) e Caterina Vizzani in abiti maschili in una stampa del 1755.

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Pubblicato il 17 febbraio 2021

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