Poggibonsi e l’ospedale di Montelonti

I Poggibonsesi conoscono certamente l’antica storia della Villa di Montelonti, celebre per aver ospitato nell’aprile dell’anno 1536 l’imperatore Carlo V e appena due anni dopo il papa Paolo III

 FRANCO BURRESI
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I Poggibonsesi  conoscono certamente l’antica storia  della Villa di Montelonti, celebre per aver ospitato nell’aprile dell’anno 1536 l’imperatore Carlo V e appena due anni dopo il papa Paolo III. La villa apparteneva allora alla famiglia fiorentina Del Bene. Da questa fu venduta poi nel 1568 ai Capponi e quindi, nel 1589 passò ai Ricasoli. E fu proprio un membro di questa famiglia, Alberto Ricasoli Firidolfi, che attorno alla metà del sec. XIX fece ricostruire quasi del tutto ed abbellire la villa con sfarzo principesco, come ci racconta il canonico Pratelli.

Non tutti forse sanno tuttavia che in occasione della I guerra mondiale la Villa di Montelonti ospitò un ospedale militare.

Il barone Ricasoli non era nuovo ad aprire la sua proprietà ad alcune iniziative della Comunità di Poggibonsi.  Nel 1912, ad esempio,  aveva  ospitato alcune scolaresche delle scuole di Poggibonsi in occasione di una lezione all’aperto sul tema del valore degli alberi e del rimboschimento, tenuta dal direttore didattico. Lezione che si era conclusa con un generoso rinfresco a base di pasticcini per gli alunni e paste e vermouth per gli accompagnatori.

 Il 24 maggio 1915 è il giorno fatidico dell’entrata in guerra dell’Italia, in quella che sarebbe stata una delle più grandi carneficine della storia. Una guerra che nella mente degli interventisti più convinti avrebbe dovuto concludersi in breve tempo, con una travolgente avanzata, e che invece si impantanò ben presto fino a diventare una estenuante guerra di trincea e di logoramento.

 A Poggibonsi già prima dell’entrata in guerra esisteva un Comitato di assistenza alle famiglie dei richiamati alle armi, che si era occupato fino allora dei partecipanti alla guerra di Libia. Tale Comitato prosegue ora la sua attività, in previsione della nuova e più terribile guerra. L’esperienza della guerra di Libia induce a mettere in moto anche alcune iniziative di ordine medico-sanitario.  All’ospedale di Poggibonsi il prof. Pellegrino Triglia, primario, tiene un corso accelerato di formazione per infermieri della locale Croce Rossa. E il barone Luigi Ricasoli Firidolfi decide, già prima dell’entrata in guerra,  di mettere a disposizione la parte più bella della sua Villa di Montelonti perché possa esservi istituito un ospedale militare per la cura dei soldati feriti. Il 3 maggio 1915 a Montelonti avviene un sopralluogo per valutare l’idoneità dei locali, alla presenza del prof. Triglia, del dott. Maccanti, direttore della Croce Rossa locale, del prof. Vittorio Remedi del Policlinico di Siena, dell’ing. Luigi Partini  e di altre autorità.

 L’ospedale viene velocemente allestito e non tarda ad entrare in attività. Nel settembre 1915 giunge la notizia del primo caduto poggibonsese, Oreste Ancillotti; due mesi dopo è la volta di Socrate Sardelli e Luigi Municchioli di Staggia. E arrivano, con il treno, i primi feriti. A Montelonti non manca il lavoro. Nel dicembre 1915 l’ospedale ospita 16 soldati feriti. L’assistenza è fornita da personale medico e infermieristico e da alcune “dame di carità”. Un’assistenza di tutto rispetto, a giudicare  dalle lettere che i soldati guariti scrivono a titolo di ringraziamento per le cure ricevute.

 Un soldato di una località vicina a Cremona scrive che se dovesse capitargli, tornando in guerra, di essere ancora ferito, vorrebbe “… avere la sorte di tornare di nuovo a Montelonti, per così trovarmi di nuovo  tra coloro ove trovai l’affetto e la gentilezza al pari di tante madri. Un maggiore buono e affettuoso con tutti, che fece di tutto per accontentarci. Il medico professore che con studi altolocati seppe in breve tempo guarirci. Il piantone Guido Parronchi che molto si prestò con cura e gentilezza per la nostra guarigione…” La lettera è dell’11 gennaio 1916.

 Poco tempo dopo arriva, sempre all’ospedale di Montelonti, una lettera di altri sette soldati, i quali ringraziano “le buone Signore dell’ospedale di Poggibonsi per le materne cure prodigate loro”. I soldati affermano che “.. la riconoscenza per i benefici ricevuti non si spegnerà mai in loro e sempre sempre  ricorderanno il bene ricevuto”. Seguono le firme dei soldati Giovanni Giannozzi, Carlo Pasquinucci, Torello Signorini, Giuseppe Corsi, Giulio Galanti, Angiolino Dei, Giuseppe Lombardo.

(V. anche Burresi-Minghi “Poggibonsi dal primo novecento al fascismo” -  Lalli ed. 2016)

Nelle immagini: la Villa di Montelonti in una vecchia immagine e in una attuale 

Franco Burresi 

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Pubblicato il 5 febbraio 2023

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