Poggibonsi, la famiglia Muzzi e una tabacchiera d'oro

A Siena si corre un palio straordinario in loro onore. Un palio organizzato in fretta e furia, che mobilita freneticamente autorità cittadine ed organi di contrada

 FRANCO BURRESI
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I sovrani e gli imperatori del passato probabilmente non si rendevano conto di quanta confusione avrebbero generato nelle menti dei futuri giovani studenti, un po’ restii a memorizzare la storia, nella scelta, spesso poco originale, dei loro nomi e titoli regali. Gli Enrico, i Carlo, i Federico, ma soprattutto i Ferdinando e i Francesco sembrano fatti apposta per  confondere le idee di tali  poveri studenti, e, qualche volta, credo di poter dire,  anche dei loro insegnanti.

Come quel Francesco Stefano, duca di Lorena con il nome di Francesco III, poi granduca di Toscana e divenuto perciò Francesco II, e quindi salito al trono imperiale  trasformandosi, a scalare,  in Francesco I.

O come il protagonista del presente aneddoto, Ferdinando IV di Napoli, nonché Ferdinando III di Sicilia, nonché, poi, Ferdinando I delle Due Sicilie.

E’ l’anno 1791. L’anno precedente Pietro Leopoldo ha lasciato la Toscana per ricoprire il ruolo di imperatore. La Toscana è piombata nel caos, sconvolta da moti di protesta per il caro vita, ma anche da rivolte contro le riforme religiose attuate dal granduca, che non sono mai state digerite dalla popolazione attaccata alle forme più tradizionali di culto, e tanto meno dal clero più retrogrado. Devono arrivare delle truppe dall’Austria per placare la situazione piuttosto in ebollizione e solo a metà marzo del 1791 il Serristori, capo della Reggenza, può prendere ufficialmente possesso del granducato di Toscana in  nome di un altro Ferdinando, figlio secondogenito di Pietro Leopoldo, il quale può finalmente  raggiungere la Toscana per ricoprire la carica di nuovo granduca con il nome di Ferdinando III.

Ferdinando III ha sposato nel frattempo Maria Luisa, figlia di Ferdinando IV di Napoli e di Maria Carolina d’Austria, per cui i due Ferdinando sono rispettivamente genero e suocero. Fantasia di nomi. E meno male che le donne regali al nome Maria hanno la buona creanza di farne seguire di solito uno diverso.

E’ l’aprile del 1791. Maria Carolina si trova a Firenze presso la figlia Maria Luisa e il genero, sovrani di Toscana. Il re di Napoli lascia anche lui il Meridione, diretto in Toscana, ma preferisce farlo via mare. Con un paio di navi da guerra della marina napoletana raggiunge Livorno il 14 aprile, dove pranza al Palazzo Reale. Nel risalire a bordo è accolto da uno sparo a salve effettuato dalle mura della Fortezza Vecchia, cui risponde, come un’eco, un  altro sparo a salve di saluto dalla fregata napoletana “Sibilla”. Alle 19 il  re scende di nuovo  a terra e per le vie di Livorno si diverte a fare un po’ di shopping in due negozi rinomati di bigiotteria, illuminati a festa, prima di rientrare a bordo per la notte. Si tratta dei negozi del sig. Micali e figlio e del sig. Castells e Comp. La mattina del 15 si reca alla chiesa dei Francescani per la messa, poi altra visitina per acquisti ai due predetti negozi, quindi, nel pomeriggio assiste ad una gara di Gioco del Pallone, visita la chiesa di S.Caterina, per poi partecipare ad un trattenimento con ballo organizzato presso il Palazzo del Governatore. La mattina dopo, 16 aprile, il re di Napoli parte per Siena, ma il viaggio tra le due città toscane è un po’ lungo per i mezzi e le strade di allora, così Ferdinando IV decide di pernottare a Poggibonsi. Lo ospita la famiglia Muzzi, passata da non molto tempo al rango nobiliare in virtù di un nuovo regolamento del 1750 con il quale, oltre ai tre tradizionali canali validi per essere iscritti nel “Libro d’Oro” della nobiltà, se ne era aggiunto un quarto, ossia il diploma di nobiltà rilasciato a discrezione dal Granduca in persona. Nel 1767, così, la famiglia Muzzi, attraverso questo quarto canale, era diventata nobile con la seguente motivazione granducale: “Essendo noi portati a decorare quelle persone che, assistite da beni di fortuna e che per un corso di anni lontani dall’esercizio di arti meccaniche son vissute a guisa di nobili e si son trattate con splendore e onorificenza”.

Al mattino del 17 aprile il re di Napoli lascia Poggibonsi diretto a Siena, (dove è previsto il ricongiungimento con la moglie Maria Carolina, la figlia e il genero, provenienti da Firenze),  non prima di aver ricompensato la famiglia Muzzi con il dono di una tabacchiera d’oro smaltata, con dei brillanti e diversi zecchini d’oro.

A Siena si corre un palio straordinario in loro onore. Un palio organizzato in fretta e furia, che mobilita freneticamente autorità cittadine ed organi di contrada. Il palio è vinto dalla contrada del Montone con il fantino Luigi Susini detto Nacche, che riesce ad avere la meglio sul cavallo e il fantino del Nicchio. I sovrani di Toscana e di Napoli assistono alla corsa dal cosiddetto Casino dei Nobili. La regina Maria Carolina però non segue il palio, tutta impegnata, pare, nella stesura di alcune lettere, come usava allora.

La corsa è preceduta da un corteo di carri trionfali che solo alcune contrade sono riuscite ad allestire in fretta e furia: l’Oca presenta  un carro che rappresenta Venere assieme a Pallade e Giunone; la Pantera un carro tirato da pantere e circondato da ninfe e baccanti con sopra il dio Bacco; il Nicchio un carro che rappresenta Ulisse nell’atto di difendere sé e i suoi compagni dal canto delle sirene; il Montone rappresenta invece Giove, sotto forma di ariete, festeggiato dai tebani; la Chiocciola non si affida alla mitologia e rappresenta un grosso chiocciolone circondato da giardinieri che gli danzano attorno. Il 18 aprile Ferdinando IV e la moglie prendono la via di Roma, mentre il più giovane Ferdinando III e la consorte tornano alla loro corte di Firenze.

Franco Burresi

Nelle immagini: stemma della famiglia Muzzi; il drappellone del palio del 17 aprile 1791; Ferdinando IV di Napoli.

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Pubblicato il 18 aprile 2022

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