Poggibonsi, si parla di vaccino (ma siamo nel 1786)

Il vaiolo, che aveva origini antiche, nel ‘700 faceva veramente paura

 FRANCO BURRESI
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Parigi, 1753: muoiono di vaiolo 20.000 persone. Napoli, 1768: in poche settimane si contano circa 60.000 morti. Amsterdam, 1784: 2000 vittime. Una nave il cui equipaggio è infettato di vaiolo approda nel 1707 in Islanda: 20.000 morti. Groenlandia, 1733: tre quarti della popolazione muore di vaiolo. Il vaiolo, che aveva origini antiche, nel ‘700 faceva veramente paura. La svolta che permise di combattere la malattia si ebbe sulla fine del ‘700, per la precisione nel 1796, quando, in maniera del tutto empirica, visti i mezzi e le conoscenze di allora, il medico inglese Edward Jenner osservò che i mungitori di vacche (da cui poi il termine “vaccino”), che contraevano pustole uguali a quelle degli animali, restavano immuni dal virus che colpiva l’uomo. Il virus che colpiva le vacche, insomma, rendeva gli uomini immuni dal virus umano. Iniziò presto quindi una campagna di vaccinazione in tutta Europa. In Italia il medico Luigi Sacco (cui è dedicato il celebre ospedale milanese) si iniettò prima il vaiolo vaccino, quindi quello umano per sperimentare l’avvenuta immunizzazione.

A Poggibonsi fu il medico Antonio Frilli che per primo, con la collaborazione del medico condotto Alessandro Sestini, condusse una campagna di vaccinazione su larga scala, inoculando il virus a molti giovani di ambo i sessi e ad una intera famiglia di suoi contadini, ottenendo ottimi risultati. Siamo nell’anno 1786, dieci anni prima della scoperta di Jenner, e quindi non possiamo sapere se il Frilli abbia avuto anche lui la stessa intuizione ed abbia quindi inoculato il virus animale oppure, più probabilmente, uno, attenuato, umano, come era avvenuto già in altre parti di Europa, con una tecnica chiamata “variolizzazione”. Fatto sta che dette buoni risultati e la notizia finì poi sulla Gazzetta Toscana dell’anno 1786.

Franco Burresi

Immagini: il medico inglese Edward Jenner procede alla vaccinazione di un ragazzo e l’articolo apparso sulla Gazzetta Toscana.

(Sulla figura di Antonio Frilli vedi anche Burresi-Minghi “Poggibonsi al tempo di P.Leopoldo, Napoleone e Garibaldi”, 2017 e M. Minghi: “Poggibonsi – I personaggi storici” 1966).

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Pubblicato il 20 gennaio 2021

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