Poggibonsi, Vittorio Alfieri e la Contessa d'Albany

A Poggibonsi si separano i due amanti, per ritrovarsi quando le acque si saranno calmate...

 FRANCO BURRESI
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Molte volte Vittorio Alfieri si trovò a transitare o sostare a Poggibonsi durante i suoi soggiorni fiorentini o senesi, ospite spesso dell’amico senese Francesco Gori Gandellini o dell’altro, Mario Bianchi, che lo ebbe ospite nella sua bella villa di Montechiaro in Valdarbia. Varie lettere del suo epistolario risultano spedite, appunto, proprio da Poggibonsi.

Nel 1777, all’età di 28 anni, il giovane Alfieri conobbe a Firenze la donna che lo avrebbe fatto innamorare perdutamente e lo avrebbe ispirato, come lui stesso raccontò nella sua autobiografia, nelle sue composizioni letterarie. La donna in questione è la principessa Luisa di Stolberg-Gedern, più nota come Contessa d’Albany, moglie di Carlo Edoardo Stuart, pretendente al trono di Gran Bretagna, persona impulsiva, tirannica, preda anche dell’alcool, una sorta di padre-padrone che rendeva impossibile la vita alla povera contessa, la quale non era libera di prendere una qualsiasi iniziativa senza lo stretto controllo del marito. Questi, accecato di gelosia per le attenzioni che la moglie riceveva in pubblico, era arrivato anche a picchiarla e a minacciare di ucciderla.

E’ così che la contessa d’Albany, con l’aiuto dell’Alfieri, pensa di cogliere la prima occasione per sfuggire alle grinfie del marito. Viene organizzato un piano, di cui vengono fatti partecipi il Granduca Pietro Leopoldo e la Granduchessa, molto sensibili, da sovrani illuminati quali sono, ai diritti delle persone oppresse, i quali danno il loro consenso ed esprimono la loro piena approvazione circa il tentativo di fuga.

Un giorno, a pranzo, un’amica della contessa propone a quest’ultima una visita al monastero fiorentino delle “Dame Bianche” o “Bianchette”, al fine di ammirare gli splendidi lavori di ricamo eseguiti dalle suore. La contessa si dichiara ben disposta, a patto che il marito, naturalmente, le conceda il permesso. Questi, interpellato, non fa eccezioni, ma decide di accompagnare personalmente la moglie, a scanso di equivoci. Il giorno stabilito per la visita la carrozza parte, con a bordo le due amiche e il conte Edoardo. Una volta che la vettura è giunta presso il convento, le due amiche si avviano all’ingresso, bussano, vengono fatte entrare e il portone si richiude immediatamente alle loro spalle. Quando arriva il conte, subito dopo, bussa pure lui, bussa di nuovo, ma nessuno apre il portone. Il conte bussa ancora e ancora, quindi con rabbia. A questo punto, da una feritoia, si affaccia la madre badessa, che pronuncia queste parole:

"Signore, la Contessa d’Albany ha chiesto asilo in questo convento. Lei è qui sotto la protezione di Sua Altezza Imperiale e Reale la Granduchessa".

Il conte a questo punto non può fare altro che andarsene, minacciando vendetta.

La contessa, non sentendosi sicura, nonostante tutto, a Firenze, temendo chissà quale azione del marito, con l’aiuto del cardinale di York e fratello di Edoardo, il quale, consapevole del brutto carattere del fratello, la capisce e la protegge, chiede di potersi trasferire a Roma, presso il convento delle Orsoline. Anche il papa Pio VI, messo al corrente della situazione, esprime il suo consenso. Viene così organizzata la fuga da Firenze a Roma, di nascosto, di notte. E’ il 16 dicembre del 1780 quando, approfittando del buio, una carrozza scortata da cavalieri armati lascia il convento delle Dame Bianche di Firenze. A bordo, vestito da cocchiere, c’è anche il giovane Alfieri, pistola alla mano, ad accompagnare, per un tratto di percorso, la sua donna.

A Poggibonsi le strade dei due amanti si separano: la contessa prosegue per Roma; l’Alfieri torna al suo soggiorno fiorentino, con il proposito di rivedere quanto prima la sua donna. Proposito che trova attuazione, dopo che la contessa riesce ad ottenere la separazione legale, con l’aiuto del re di Svezia Gustavo III e soprattutto dopo la morte del conte, che permette ai due amanti di vivere quindi senza remore o paure la loro appassionata relazione.

Franco Burresi

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Pubblicato il 19 ottobre 2021

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