Si uccise dandosi fuoco a Poggibonsi, la famiglia chiede un risarcimento di un milione di euro

La donna, proprietaria di una tabaccheria in centro insieme ai familiari, aveva lasciato una lettera indirizzata ai Carabinieri nella quale spiegava le motivazioni che l'avevano indotta a farla finita: la truffa di circa 300mila euro subita da un fantomatico guaritore. I soccorsi erano riusciti ad arrivare in tempo e a trasportarla con il Pegaso al centro grandi ustionati di Pisa, dove poi è deceduta per le gravi ferite riportate

 POGGIBONSI
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Si è tenuta ieri al tribunale di Siena l'udienza preliminare del processo riguardante il suicidio di Tiziana Maurizi, 62 anni, che lo scorso aprile si è tolta la vita dandosi fuoco alla Fortezza di Poggio Imperiale a Poggibonsi.

La donna, proprietaria di una tabaccheria in centro insieme ai familiari, aveva lasciato una lettera indirizzata ai Carabinieri nella quale spiegava le motivazioni che l'avevano indotta a farla finita: la truffa di circa 300mila euro subita da un fantomatico guaritore. I soccorsi erano riusciti ad arrivare in tempo e a trasportarla con il Pegaso al centro grandi ustionati di Pisa, dove poi è deceduta per le gravi ferite riportate.

Una tragedia, della quale sono chiamate a rispondere a giudizio due persone: una donna di 59 anni, amica della vittima e accusata di istigazione al suicidio, e l'ex compagno dell'amica, 44 anni, residente nel comune di Casole d'Elsa che sarebbe complice dell'accaduto e accusato del reato di sostituzione di persona.

Secondo l'accusa, l'uomo avrebbe chiamato il marito della vittima su richiesta dell'ex compagna e si sarebbe spacciato per il dipendente di una finanziaria, rassicurandolo sui soldi che la donna aveva speso e offerto a un uomo che sosteneva di avere doti da guaritore. La presunta amica avrebbe approfittato delle preoccupazioni di Tiziana e l'aveva messa in contatto con qualcuno che potesse tranquillizzarla, facendosi consegnare nel frattempo un ingente somma di denaro e costringendola a sprofondare in uno stato di disperazione dal quale non sarebbe più uscita.

La famiglia, assistita dall'avvocato Manfredi Biotti, chiede un risarcimento di un milione di euro. Le parti offese sono il marito, i figli, il padre e le due sorelle della commerciante. La donna accusata di istigazione al suicidio ha ottenuto il rito abbreviato, che si terrà a novembre, mentre l'ex compagno ha chiesto di patteggiare.

Pubblicato il 9 ottobre 2019

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