Val d'Elsa e turismo locale: quali prospettive?

Eccoci qua! Oggi riprendiamo le fila dell’articolo precedente dove abbiamo parlato della realtà economica caratterizzante il territorio valdelsano. Come già anticipato in precedenza il turismo merita un’attenzione particolare quando si parla di economia in Val d’Elsa. Ma quali sono i dati registrati da questo settore nell’ultimo decennio?

 MARTA ALLEGRI
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Per rispondere a questa domanda abbiamo preso in considerazione l’andamento del turismo nelle principali località turistiche di questa zona (San Gimignano, Certaldo, Monteriggioni, Poggibonsi e Volterra) per un intervallo di tempo di 15 anni (dal 2005 al 2019). Le voci prese in considerazione sono state arrivi, presenze e durata media dei soggiorni.

Il settore turistico ha vissuto una significativa crescita in buona parte di queste città. Analizzando ad esempio il turismo di San Gimignano, possiamo notare un netto aumento: +103,22% di arrivi in 15 anni e 518mila presenze nel 2019. Tuttavia, per quanto il turismo sia stato così fiorente nel piccolo borgo medievale, il dato che deve far riflettere è la durata media del soggiorno che segna invece una contrazione, sintomo del turismo veloce caratterizzato da soggiorni brevi (pari a circa poco più di due notti per soggiorno).

Monteriggioni e Volterra, simili in termini di arrivi nel 2005, presentano due percorsi di sviluppo molto diversi. Il turismo del primo borgo, ambientazione del famoso gioco di Assassin’s Creed, ha seguito un andamento discontinuo e poco lineare, con alcuni anni di picco turistico (come il 2006 con 40mila arrivi) e ed altri caratterizzati da un calo drastico degli arrivi (come il 2008 con solo 32mila arrivi confermati). Ciò nonostante, a partire dal 2008, il turismo monteriggionese è cresciuto progressivamente raggiungendo quota 70mila arrivi con un incremento del +95% rispetto al 2005. Dal canto, suo Volterra evidenzia una crescita non paragonabile a quella di Monteriggioni: se nel 2005 gli arrivi erano circa 53mila, nel 2019 sono stati 86mila, con un aumento del +61%. L’andamento dei flussi turistici nella città etrusca ha seguito un percorso altalenante per diversi periodi, segnando una contrazione tra il 2015 ed il 2016 a cui poi è seguita una lenta ripresa negli anni successivi.

 

Cambiando prospettiva, Certaldo e Poggibonsi presentano una crescita positiva e sostenuta, evidenziando rispettivamente un miglioramento del +93% e del +48%. Dal 2005 al 2019 la città di Boccaccio ha seguito un trend costante di crescita in termini di arrivi: da soli 13mila nel 2005 sino ai 26mila dell’ultimo anno considerato. Certaldo, a differenza delle altre località analizzate, si caratterizza inoltre per un turismo più “lento” con una durata media dei soggiorni pari a circa 4 notti contro, ad esempio, le 2,4 di Poggibonsi.  Proprio la città di Arrigo VII presenta invece una crescita alquanto variabile negli anni con stagioni più fiorenti e altre meno, registrando ben 66mila arrivi nel 2019.

In definitiva, il turismo costituisce l’ossatura del nostro territorio e rappresenta fonte di valorizzazione delle nostre produzioni enogastronomiche ed artigianali. Dall’analisi delle località prese in esame possiamo trarre due considerazioni interessanti. Innanzitutto, per alcune di esse, il settore turistico si presenta già ben avviato e conformato al territorio (come nel caso di San Gimignano, Volterra e Monteriggioni). Il dato che accumuna questo cluster virtuoso è la durata media dei pernottamenti compresa tra le 2 e le 3 notti. Un valore significativo se consideriamo il mero lato economico, abbastanza preoccupante, invece, se pensiamo al modo con cui i turisti vivono le nostre zone. Un tempo il turista apprezzava la Toscana per le sue caratteristiche uniche, oggi gli effetti del turismo “mordi e fuggi” hanno creato un’inevitabile alienazione tra territorio, cittadini e turisti. Secondo uno studio pubblicato su Nature, tra il 2009 e il 2013 l’impronta di carbonio globale prodotta dal turismo ha rappresentato ben l’8% delle emissioni gas serra per via dell’impatto di trasporti, shopping e cibo. Al contempo, dal lato culturale, la smania di attrarre sempre più turisti rischia di sostituire la naturale attenzione da dedicare ai cittadini (i.e. local). La forza di gravità esercitata dal settore turistico potrebbe provocare lo sbilanciamento di questo rapporto, mettendo al centro dei servizi il turista e non più il residente, che si vedrebbe esiliato dalla partecipazione culturale del proprio territorio.

Tuttavia, non possiamo non considerare gli effetti che questa stagione di Covid-19 ha prodotto sul turismo. Secondo le stime del Bollettino dell’Ufficio Studi di Enit – Agenzia Nazionale del Turismo, bisognerà aspettare il 2023 per ritornare agli stessi livelli del 2019. Invero, nonostante alcune località italiane sembrerebbero aver retto l’onda d’urto dell’attuale crisi, tante altre, come le città d’Arte di Firenze e di Venezia, avrebbero subito un notevole calo della presenza turistica internazionale.

Quindi, quali saranno le prospettive per il settore turistico? Difficile fare delle previsioni.

Forse, come sostenuto da molti, questo momento di crisi potrebbe produrre delle conseguenze positive per il prossimo futuro. La pressione competitiva potrebbe, infatti, spingere gli operatori del territorio verso un turismo sempre più conscio e responsabile degli effetti ambientali e sociali.

Ad ogni modo non dobbiamo dimenticarci che sostenibilità è responsabilità, responsabilità delle istituzioni verso i cittadini perché tutelare il nostro patrimonio culturale significa investire nel futuro di tutti noi. Dopotutto se ad ogni crisi segue una rinascita, possibile che il turismo ecosostenibile rappresenti il rinascimento della Val d’Elsa?

Marta Allegri

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Pubblicato il 17 ottobre 2020

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